di Andrea Tedesco
L’eliminazione di Osama Bin Laden e’ stata prevedibilmente descritta dalla stampa mondiale come un trionfo personale del presidente Obama e un colpo fatale al terrorismo islamico.
In realta’, la morte ha regalato al Jihadista una vittoria che forse mai avrebbe potuto conseguire da vivo.
Osama Bin Laden aveva ritenuto di poter rovesciare i regimi filo-occidentali mediorientali e di ricostituire il Califfato islamico attraverso la Jihad violenta, guadagnandosi cosi’ le critiche dei Fratelli Musulmani, che, pur condividendone gli obiettivi, temendo una risposta militare schiacciante, preferivano sistemi piu’ graduali e subdoli.
La storia ha dato ragione ai Fratelli Musulmani, ma senza l’audace provocazione di Osama Bin Laden, e la sua uscita di scena, essi forse non sarebbero emersi dalla penombra dei loro nascondigli per raccoglierne l’eredita’ approfittando delle mutate condizioni geopolitiche.
Senza gli attacchi dell’11/09/2001, infatti, gli USA non avrebbero invaso l’Afghanistan e l’Iraq incorrendo in costi “insostenibili”, che contribuirono a generare un clima piu’ favorevole all’elezione del piu’ potente alleato dell’Islam della storia, il presidente Obama.
Obama, campione della sinistra terzomondista, pacifista e ambientalista mondiale, con l’appoggio incondizionato dei mass media, non solo viene eletto, ma, una volta insediatosi alla Casa Bianca, mette mano alla distruzione del suo paese e dell’occidente su vari fronti. Egli sposa il mito dell’Islam “religione di pace” fraintesa a causa di un manipolo di estremisti.
Sottoscrivendo la teoria della Jihad reattiva, Obama dipinge il terrorismo islamico come l’operato di pochi fanatici decisi a vendicare i soprusi subiti dalla popolazione islamica per mano degli USA, dell’occidente e dei dittatori mediorientali loro alleati.
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