2013: luci ed ombre sul tema della difesa della vita

Numerose notizie degli ultimi giorni sul tema dell’accoglienza della vita ci hanno suggerito alcune riflessioni. Incominciamo da un fatto positivo: in Germania è entrata in vigore una legge che riconosce i bimbi nati morti come persone, consentendo di dare legalmente un nome, e dunque un’identità giuridica e una sepoltura ufficiale, ai bambini nati morti con un peso inferiore ai 500 grammi. Finora in Germania li chiamavano Sternenkinder, bambini delle stelle, il loro nome infatti era scritto solo in cielo, nessuna traccia sulla terra. Un passo in avanti dunque, non un punto di arrivo, ma certamente una indicazione di direzione. Ricordiamo che in Italia è già possibile chiedere per tutti i bambini non nati il seppellimento. In Italia poi la legge 40/2004 ha posto una pietra miliare nel diritto, riconoscendo l’embrione come soggetto a parità di diritti di tutti i soggetti coinvolti nel concepimento.
La notizia proveniente dalla Germania e il fatto che questa legge nasca da una petizione popolare che ha portato alla raccolta di 40.000 firme ci rammenta l’importanza della mobilitazione popolare sui temi etici. Proprio in questi giorni in Europa si è raggiunto l’importante risultato delle 500.000 firme per la campagna “Uno di noi” che sta unendo l’Europa sul tema della difesa della vita fin dal concepimento, risvegliando le coscienze sul tema della difesa della vita. L’iniziativa ha inoltre raggiunto uno dei due requisiti richiesti per poter essere accolta dalla Commissione Europea e quindi dal Parlamento Europeo: 7 paesi dell’UE hanno raggiunto il numero minimo di firme stabilito dall’Unione. Proprio nel resoconto annuale dell’attività dei Centri di aiuto alla vita in Italia si può leggere come l’impegno delle persone conta, fa la differenza: 16mila bambini nati nel 2012 e 60mila donne assistite. Numeri che, sommati agli anni precedenti, significano oltre 150mila bambini e 500mila donne aiutate.
A fronte di questi dati positivi non mancano però i segnali che destano profonda preoccupazione. In Germania si apre la discussione sulla dignità dei bambini non nati ed in Italia si impone una discussione addirittura sulla possibilità di disconoscere i diritti dei bambini appena nati introducendo un neologismo: “aborto post nascita”.
In Italia sostenuti anche dalle parole del Ministro Bonino si pongono nuovi tentativi di porre delle limitazioni alla libertà di coscienza dei medici, addirittura il sindacato della CGIL ha fatto ricorso a Strasburgo contro la legge 194 nella parte in cui tutela il diritto all’obiezione di coscienza per rifiutarsi di essere coinvolti nell’aborto. Paradossale che un sindacato si ponga contro i diritti degli stessi operatori, che sarebbero invece chiamati a difendere. Ovviamente questi tentativi sono sostenuti dalle solite organizzazioni internazionali come l’International Planned Parenthood Federation European Network che nel 2012 fece ricorso contro l’Italia. Già nel 2006 l’Europa attraverso un rapporto dell’EU Network of Independent Experts on Fundamental Rights (EUNIEFR, Commissione dell’Unione Europea di esperti indipendenti sui Diritti Fondamentali) condannava una bozza di trattato tra Slovacchia e Santa Sede che garantiva l’obiezione di coscienza ai medici e paramedici che non intendono praticare aborti ed alle stesse strutture ospedaliere cattoliche. In Spagna in controtendenza forse verrà rivista la legge del governo Zapatero sull’aborto.
Ma l’Irlanda è stata ultimamente soggetta a fortissime pressioni per introdurre la legge sull’aborto.
Altre notizie negative vengono dalle leggi sull’eutanasia già presenti in Belgio e Olanda, dove si cerca di estendere le categorie di persone a cui applicarla. Il dibattito sul fine vita sta coinvolgendo l’Inghilterra e anche se per ora marginalmente, l’Italia con spinte delle solite élites culturali per approvare leggi sul tema che aprano al testamento biologico. Il professor Veronesi al congresso dell’Istituto Europeo Oncologico da lui diretto ha richiamato il diritto di avere la libertà delle dichiarazioni anticipate che vanno ben oltre la proposta di legge discussa nella scorsa legislatura in Parlamento; i radicali poi hanno promosso una campagna mediatica e di raccolte di firme per favorire e legiferare sul tema del suicidio assistito proponendo un modello simile a quello svizzero.
In un anno in cui facciamo memoria dell’Editto di Costantino che sancì la libertà di religione, paradossalmente siamo chiamati a rimanere desti nel difendere la nostra libertà di coscienza, come mostrano anche le diverse leggi sui diritti delle coppie omosessuali che tendono ad annullare e condannare ogni tipo di pensiero che si discosti da quello che vuole imporsi come pensiero unico. Ce lo ricorda anche Galli della Loggia sul Corriere della sera quando scrive “La libertà religiosa vuol dire alla fine null’altro che la libertà della coscienza, cioè il non essere obbligati per nessuna ragione ad abbracciare idee o comportamenti contrari ai dettami accettati nel proprio foro interiore” e ci ricorda che è proprio nell’Europa cristiana che nasce e viene garantita “la consapevolezza cioè che in Europa la libertà religiosa ha rappresentato storicamente l’origine (e la condizione) di tutte le libertà civili e politiche”. Correttamente il Cardinale Scola aprendo le celebrazioni dell’anno costantiniano ha ricordato che “le divisioni più profonde sono quelle tra cultura secolarista e fenomeno religioso, e non – come spesso invece erroneamente si pensa – tra credenti di diverse fedi. Misconoscendo questo dato, la giusta e necessaria aconfessionalità dello Stato ha finito per dissimulare, sotto l’idea di “neutralità”, il sostegno dello Stato ad una visione del mondo che poggia sull’idea secolare e senza Dio”.

Fonte: 2013: luci ed ombre sul tema della difesa della vita.

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