2015 01 07 Gli operatori pastorali uccisi nel 2014 – Messico: ucciso un altro sacerdote nello Stato di Guerriero – Nigeria: attentato kamikaze contro chiesa evangelica – Attentati in Kenya: leader cristiani esortano al perdono| Cultura Cattolica.it

Mazzucchelli, Don Pinuccio

“Chi porta la croce del martirio con amore, entra nel mistero del Natale”
Durante l’Angelus in occasione della festa di Santo Stefano, papa Francesco prega per i cristiani perseguitati e per la libertà religiosa

Santo Stefano, il primo martire della Chiesa ha onorato “la venuta nel mondo del Re dei re, offrendogli in dono la sua stessa vita” e, in questo modo, “ci mostra come vivere in pienezza il mistero del Natale”. Lo ha detto papa Franesco durante l’Angelus in occasione della festa del Protomartire.
Al martirio fa riferimento anche il Vangelo di oggi, quando Gesù afferma: «Sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma chi avrà perseverato fino alla fine sarà salvato» (Mt 10,22). Sono parole che “non turbano la celebrazione del Natale, ma la spogliano di quel falso rivestimento dolciastro che non le appartiene”, ha osservato il Papa.
“Nelle prove accettate a causa della fede – ha aggiunto – la violenza è sconfitta dall’amore, la morte dalla vita”. Gesù, infatti, va accolto, dandogli testimonianza “nell’umiltà, nel servizio silenzioso, senza paura di andare controcorrente e di pagare di persona”.
Sebbene non tutti siano chiamati, come Santo Stefano, “a versare il proprio sangue, ad ogni cristiano però è chiesto di essere coerente in ogni circostanza con la fede che professa”, ha sottolineato il Pontefice. Vivere tale coerenza, ha aggiunto, evitando di dire “sono cristiano”, vivendo poi da “pagano”, è una grazia che va chiesta al Signore.
La sequela del Vangelo implica un “cammino esigente” ma “chi lo percorre con fedeltà e coraggio riceve il dono promesso dal Signore agli uomini e alle donne di buona volontà”, ovvero la “pace donata da Dio”, la quale “è in grado di rasserenare la coscienza di coloro che, attraverso le prove della vita, sanno accogliere la Parola di Dio e si impegnano ad osservarla con perseveranza sino alla fine”.
Il Santo Padre ha colto l’occasione per chiedere di pregare “per quanti sono discriminati per la testimonianza resa a Cristo. Vorrei dire a ciascuno di loro: se portate questa croce con amore, siete entrati nel mistero del Natale, siete nel cuore di Cristo e della Chiesa”.
Dopo aver pregato anche affinché il sacrificio dei martiri di oggi possa rafforzare “in ogni parte del mondo l’impegno per riconoscere e assicurare concretamente la libertà religiosa”, Francesco ha introdotto la preghiera mariana.
26 Dicembre 2014 (Zenit.org)

VATICANO – Gli operatori pastorali uccisi nel 2014

Secondo le informazioni raccolte dall’Agenzia Fides, nell’anno 2014 sono stati uccisi nel mondo 26 operatori pastorali, 3 in più rispetto al precedente anno 2013. Per il sesto anno consecutivo, il numero più elevato di operatori pastorali uccisi si registra in America. Negli ultimi dieci anni (2004-2013) sono stati uccisi nel mondo 230 operatori pastorali, di cui 3 Vescovi.
Nel 2014 sono morti in modo violento 17 sacerdoti, 1 religioso, 6 religiose, 1 seminarista, 1 laico. Secondo la ripartizione continentale, in America sono stati uccisi 14 operatori pastorali (12 sacerdoti, 1 religioso, 1 seminarista); in Africa sono stati uccisi 7 operatori pastorali (2 sacerdoti, 5 religiose); in Asia sono stati uccisi 2 operatori pastorali (1 sacerdote, 1 religiosa); in Oceania sono stati uccisi 2 operatori pastorali (1 sacerdote, 1 laico); in Europa è stato ucciso 1 sacerdote.
Non possiamo tralasciare di ricordare poi quanti sono stati uccisi non dalla mano di un malvivente ma dal virus ebola, che sta mietendo migliaia di vittime in Africa occidentale, dove le strutture cattoliche, e non solo sanitarie, si sono mobilitate fin dal primo insorgere dell’epidemia. La Famiglia religiosa dei Fatebenefratelli (Ordine ospedaliero di San Giovanni di Dio) ha perso in Liberia e Sierra Leone quattro confratelli, una religiosa e tredici collaboratori degli ospedali di Monrovia e Lunsar, per aver contratto il virus nel loro generoso impegno di assistenza ai malati. “I nostri Confratelli hanno donato la loro vita per gli altri, come Cristo, fino al punto di morire contagiati da questa epidemia” ha scritto Fra Jesús Etayo, Priore Generale. Analoga sorte toccò alle sei missionarie italiane delle Suore delle Poverelle di Bergamo, morte in Congo nel 1995 per aver contratto il virus ebola pur di non lasciare la popolazione priva di assistenza sanitaria. Per loro nel 2 013 è stato aperto il processo di beatificazione.
Come avviene ormai da tempo, l’elenco di Fides non riguarda solo i missionari ad gentes in senso stretto, ma tutti gli operatori pastorali morti in modo violento. Non viene usato di proposito il termine “martiri”, se non nel suo significato etimologico di “testimoni”, per non entrare in merito al giudizio che la Chiesa potrà eventualmente dare su alcuni di loro, e anche per la scarsità di notizie che si riescono a raccogliere sulla loro vita e sulle circostanze della morte.
Ancora una volta la maggior parte degli operatori pastorali uccisi nel 2014 ha trovato la morte in seguito a tentativi di rapina o di furto, aggrediti anche con efferatezza e ferocia, segno del clima di degrado morale, di povertà economica e culturale, di intolleranza in cui vivevano. In questi contesti, simili a tutte le latitudini, la violenza e la mancanza del minimo rispetto per la vita umana, diventano regola di vita. Nessuno di loro ha compiuto azioni o gesti eclatanti, ma ha vissuto con perseveranza e umiltà l’impegno quotidiano di testimoniare Cristo e il suo Vangelo in tali complesse situazioni. Qualcuno è stato ucciso dalle stesse persone che aiutava, altri hanno aperto la porta a chi chiedeva soccorso e sono stati aggredito, altri ancora hanno perso la vita durante una rapina, mentre rimane incerto il movente per tante altre aggressioni e rapimenti conclusisi tragicamente, di cui forse non si conosceranno mai le vere cause.
Nel 2014 sono stati condannati i mandanti dell’omicidio del Vescovo di La Rioja (Argentina), Mons. Enrique Angelelli, 38 anni dopo l’assassinio del Presule, che fu camuffato da incidente stradale; sono stati anche condannati i mandanti e gli esecutori dell’assassinio di Mons. Luigi Locati, Vicario apostolico di Isiolo (Kenya), assassinato nel 2005; arrestati anche i responsabili della morte del Rettore del Seminario di Bangalore (India), p.Thomas, ucciso nel 2013.
Desta ancora preoccupazione la sorte di altri operatori pastorali sequestrati o scomparsi, di cui non si hanno più notizie, come i tre sacerdoti congolesi Agostiniani dell’Assunzione, sequestati nel nord Kivu, nella Repubblica democratica del Congo nell’ottobre 2012; del gesuita italiano p. Paolo Dall’Oglio, rapito in Siria nel 2013; o di p. Alexis Prem Kumar, rapito il 2 giugno scorso ad Herat, in Afghanistan.
Il 24 maggio sono stati beatificati il missionario del PIME (Pontificio Istituto Missioni Estere) padre Mario Vergara, ed il catechista laico Isidoro Ngei Ko Lat, uccisi in odio alla fede in Birmania, nel 1950. “La loro eroica fedeltà a Cristo possa essere di incoraggiamento e di esempio ai missionari e specialmente ai catechisti che nelle terre di missione svolgono una preziosa e insostituibile opera apostolica” ha detto Papa Francesco.
Agli elenchi provvisori stilati annualmente dall’Agenzia Fides, deve sempre essere aggiunta la lunga lista dei tanti, di cui forse non si avrà mai notizia o di cui non si conoscerà neppure il nome, che in ogni angolo del pianeta soffrono e pagano con la vita la loro fede in Gesù Cristo.
(Fides 30/12/2014)

Links:
Il testo completo dello Speciale Fides
http://www.fides.org/ita/attachments/view/file/Missionari_uccisi_2014.doc

Messico: ucciso un altro sacerdote nello Stato di Guerrero
La polizia dello Stato messicano di Guerrero ha confermato di aver ritrovato il cadavere di padre Gregorio López Gorostieta, sequestrato lunedì scorso mentre si trovava nella sua stanza nel seminario di Ciudad Altamirano. La terribile scoperta è avvenuta nel municipio di Tlapehuala, che conta appena 9 mila abitanti, non molto distante dal luogo in cui, settimane fa, in una fossa comune, era stato trovato il corpo senza vita di un missionario dell’Uganda, padre John Ssenyondo, anch’egli sequestrato lo scorso 30 aprile da un gruppo armato. A nulla sono serviti i forti appelli lanciati in questi giorni dai vescovi, dai fedeli, anche attraverso la stampa locale per chiedere la liberazione di padre Gregorio. Con il suo omicidio, i sacerdoti uccisi in Messico nel 2014 salgono a 3 e nel Continente americano a 12. In Perù, mercoledì scorso, nel corso di una violenta rapina era stato ucciso padre Alfonso Comina Zevallos di 56 anni. (Radio Vaticana 26 XII 14)

Il cordoglio del Papa per l’assassinio di padre López Gorostieta
In una lettera al vescovo di Ciudad Altamiano, Francesco “condanna” l’omicidio del sacerdote ed esorta il clero della diocesi a proseguire “con ardore” la propria missione
Dolore, partecipazione e “ferma condanna” di papa Francesco per l’assassinio, in Messico, di padre Gregorio López Gorostieta, sacerdote rapito una settimana fa e trovato morto il 26 dicembre nello Stato di Guerrero. La vicinanza del Pontefice è stata espressa tramite una lettera inviata dal cardinale segretario di Stato vaticano Pietro Parolin a mons. Maximino Martínez Miranda, vescovo di Ciudad Altamiano.
Nella lettera il Santo Padre esprime il suo cordoglio “al clero, alle comunità religiose e ai fedeli” della diocesi dove si è consumato l’omicidio. Assicura inoltre preghiere per l’eterno riposo di “un sacerdote di Cristo vittima di una violenza ingiustificabile”.
Oltre ad esprimere “ferma condanna a ogni attacco alla vita e alla dignità”, il Papa “esorta i sacerdoti e altri missionari della diocesi a proseguire con ardore la loro missione ecclesiale nonostante le difficoltà, seguendo l’esempio di Gesù, Buon Pastore”.
Infine il Papa con il suo messaggio “vuole raggiungere anche la famiglia di padre López Gorostieta” impartendo loro una speciale “benedizione apostolica come segno di speranza cristiana nel signore risorto”.
(29 Dicembre 2014 – Zenit.org)

Nigeria: attentato kamikaze contro chiesa evangelica
Ennesimo attacco contro una chiesa cristiana in Nigeria. Questa mattina un attentatore suicida si è fatto esplodere, durante le celebrazioni per il nuovo anno, davanti ad una chiesa evangelica a Gombe, nel nord-est del Paese. Secondo fonti locali l’uomo, arrivato sul posto, con una motocicletta ha provocato un numero imprecisato di feriti.
Gombe, la capitale dello Stato omonimo, è stata finora relativamente risparmiata dalle azioni dei guerriglieri islamisti, per lo più concentrati nei tre Stati vicini di Yobe, Borno e Adamawa, dove Boko Haram ha assunto il controllo di venti città.
(Radio Vaticana 01 01 15)

TESTIMONIANZA

Attentati in Kenya: leader cristiani esortano al perdono

“Cosa avrebbe detto e fatto Cristo se ci fossero stati attacchi terroristici durante il suo tempo?” chiedono i leader cristiani del Kenya in un messaggio congiunto in occasione del Natale rivolto ai fedeli ancora scossi dagli attentati che hanno preso di mira gli appartenenti a fedi diverse da quella islamica nel nord del Kenya. “Avrebbe detto la vendetta non vi appartiene. È questo il messaggio di Natale che vi indirizziamo” prosegue il messaggio.

Contrastate l’odio con l’amore
“Quando vi trovate di fronte alla violenza, contrastatela con la pace, quando vi trovate di fronte all’odio, contrastatelo con l’amore, siate i custodi dei vostri fratelli e sorelle, qualsiasi sia la religione da loro professata”.

Il valore di ogni persona
Il messaggio augura inoltre che “il Natale rafforzi i legami che uniscono le nostre famiglie” ed esorta i fedeli “ ad emulare la sacra famiglia”. “Possa l’amore di Dio toccare i nostri cuori in questo Natale. Ci aiuti ad apprezzare il valore di ogni persona, qualsiasi sia la religione, l’età, la razza o la tribù di appartenenza” conclude il messaggio.
(Radio Vaticana 31 XII 14)

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