2015 02 04 Pakistan minoranze religiose sempre più a rischio Nel mondo chiese saccheggiate e profanate NIGERIA I cristiani di Maiduguri stanno veramente pagando il prezzo della loro fede Kenji Goto morte di un cristiano giapponese| CulturaCattolica.it

Mazzucchelli, Don Pinuccio

martedì 3 febbraio 2015

 

Pakistan: minoranze religiose sempre più a rischio
Il Rapporto di Human Rights Watch per il 2014 denuncia l’inerzia del governo

È ancora il Pakistan a figurare tra i paesi dove la libertà religiosa è più rischio. A confermarlo è il Rapporto 2014 di Human Rights Watch (HRW), che sollecita il governo di Islamabad a proteggere le minoranze dagli abusi del potere giudiziario e dei gruppi di fanatici.
Il Rapporto, pubblicato dall’Agenzia Fides, denuncia l’aumento delle aggressioni contro le minoranze religiose nel corso dell’anno passato e il sostanziale fallimento delle politiche di prevenzione del governo di Nawaz Sharif.

Il Rapporto di HRW riporta di almeno 750 omicidi mirati a sfondo religioso durante tutto il 2014.

Una regione particolarmente travagliata è il Balochistan, dove si registrano sparizioni forzate, esecuzioni extragiudiziali, torture che restano impunite.

In tutto il paese sono inoltre drammaticamente assai diffusi gli abusi sulle donne, dallo stupro ai delitti d’onore, fino alle aggressioni con l’acido. “Ogni anno almeno 1.000 ragazze appartenenti alle comunità cristiane e indù sono costrette a sposare uomini musulmani”, si legge nel Rapporto.
Fonte: Fides

Gli ultimi fatti:

PAKISTAN – Omicidio Taseer, la giustizia alla prova
L’Alta Corte di Islamabad ha tenuto ieri, 27 gennaio, la sua prima udienza nel processo di appello contro la condanna a morte di Mumtaz Qadri, l’uomo che ha confessato l’omicidio del governatore del Punjab Salman Taseer, avvenuto il 4 gennaio 2011. Qadri ha affermato che Taseer meritava la morte per aver sostenuto la “blasfema” Asia Bibi, la donna cristiana di cui il governatore aveva riconosciuto l’innocenza. L’udienza è stata aggiornata al 3 febbraio.
Ieri in tutto il Pakistan, manifestanti dei gruppi islamici radicali “Sunni Tehreek” e “Shabab-e-Milli Tehreek” hanno gridato slogan in favore della liberazione di Mumtaz Qadri, tuttora considerato un “eroe”. I dimostranti minacciano il Governo di “porre in atto conseguenze disastrose se non sarà assolto e rilasciato”. Centinaia di militanti erano presenti fuori dal tribunale, intonando cori per la liberazione di Qadri. Rigorose misure di sicurezza sono state disposte per le strade di Islmabad e l’accesso all’Alta Corte è stato bloccato, sono stati dispiegati un gran numero di agenti delle forze dell’ordine in edifici e zone circostanti.
L’avvocato cristiano Sardar Mushtaq Gill Sardar, esprime a Fides grande preoccupazione perché “se Qadri sarà assolto – nota – allora la paura e l’insicurezza aumenteranno in Pakistan: sarebbe un lasciapassare all’intolleranza religiosa e all’impunità. Sarebbe un certificare che gli elementi radicali della società possono dettare legge in Pakistan e una sconfitta della giustizia”.
Mumtaz Qadri era un agente della polizia del Punjab, in servizio come guardia del corpo di Taseer. In primo grado è stato condannato a morte il 1° ottobre 2011 da un Tribunale anti-terrorismo di Rawalpindi. Ha presentato ricorso il 6 ottobre 2011. Il giudice che lo condannò in primo grado fu poi costretto a fuggire dal paese dopo aver ricevuto minacce di morte. Nel marzo 2011 è stato vittima di un omicidio eccellente, per il medesimo motivo (aver difeso Asia Bibi), anche il Ministro cattolico della minoranze Shahbaz Bhatti. (Agenzia Fides 28/1/2015)

PAKISTAN – Scuola cristiana attaccata da manifestanti anti-Charlie Hebdo
Una scuola cristiana in Pakistan è stata presa d’assalto da circa 300 studenti musulmani armati di spranghe e bastoni che protestavano contro la pubblicazione del giornale satirico francese “Charlie Hebdo”, chiedendo che cessi le pubblicazioni perché blasfemo. Come riferito a Fides, gli studenti hanno scavalcato i muri, aperto i cancelli e sono entrati nella scuola, compiendo atti vandalici e danneggiando le strutture. Nell’attacco, avvenuto il 27 gennaio, quattro studenti cristiani sono rimasti feriti. L’istituto attaccato è la “Panel High School”, liceo maschile che si trova nella città di Bannu, nella provincia di Khyber Pakhtunkhwa, nel nord del Pakistan. Da due giorni la scuola è chiusa e il Preside ha deciso di adottare misure di sicurezza supplementari.
In una nota inviata a Fides, il cristiano Nasir Saeed, direttore dell’Ong “Center for Legal Aid Assistance & Settlement” (CLAAS) dichiara: “E’ molto triste che i radicali islamici attacchino i cristiani pakistani a causa di Charlie Hebdo. I cristiani sono contrari e hanno condannato le vignette blasfeme. E’ davvero un peccato che, anche dopo 67 anni dalla nascita del Pakistan, i cristiani non siano ancora considerati cittadini pakistani, ma sono visti come ‘alleati dell’Occidente’. Ogni volta che incidenti si verificano nei paesi occidentali, i fedeli pakistani finiscono sotto attacco. I cristiani, che già vivono sotto costante timore per la propria vita, diventano ancora più vulnerabili. E’ compito dei politici – conclude – creare un ambiente culturale e una società in cui i cristiani e le minoranze religiose si sentano al sicuro”. (Agenzia Fides 30/1/2015)

PAKISTAN – Distrutte le case di sette famiglie cristiane: “land grabbing mirato”
Le abitazioni di sette famiglie cristiane nel distretto di Kasur, in Punjab, sono state sequestrate e rase al suolo da alcuni influenti musulmani locali. Come riferito all’Agenzia Fides dall’avvocato cristiano Sardar Mushtaq Gill, si tratta di un caso di “land grabbing” (accaparramento di terreni, ndr), avvenuto grazie a documenti falsi.
“I cristiani sono stati minacciati di morte e le famiglie sono state gettate sulla strada” riferisce l’avvocato, parlando della vulnerabilità dei cristiani, specie delle famiglie più povere, esposte a ogni tipo di abuso. L’episodio è accaduto in un villaggio di Rao Khan Wala, nei pressi di Kasur. Le famiglie ora sono divenute all’improvviso rifugiati senzatetto. Altri vicini di casa, anch’essi cristiani, temono la stessa sorte. Le famiglie hanno chiesto aiuto all’avvocato Gill, che spiega a Fides: “Tali casi non sono rari. I musulmani tentano di strappare beni e proprietà ai cristiani, con atti illegali che restano impuniti. Il land grabbing mirato sulle minoranze religiose si configura come una nuova forma di discriminazione e persecuzione. Il fenomeno rende i cristiani pakistani ogni giorno più poveri”. (Agenzia Fides 2/2/2015)

Nel mondo: chiese saccheggiate e profanate

SIRIA – L’Arcivescovo Hindo: i villaggi cristiani di al Khabur si stanno svuotando. E i jihadisti saccheggiano le chiese
Le bande armate jihadiste dello Stato Islamico (IS) hanno fatto irruzione nel villaggio cristiano di Tel Hormuz, hanno saccheggiato la chiesa e imposto agli abitanti di rimuovere la croce dall’edificio sacro. Lo conferma all’Agenzia Fides Jacques Behnan Hindo, Arcivescovo siro-cattolico di Hassaké-Nisibi. “Venerdì scorso” racconta l’Arcivescovo “due gruppi di miliziani armati dello Stato islamico sono scesi dalle montagne dove sono appostati e sono entrati nel villaggio, dove vivono ancora alcune dozzine di famiglie cristiane. I jihadisti hanno portato via oggetti preziosi dalla chiesa, e hanno intimato ai cristiani di rimuovere o nascondere le croci”.
L’episodio allunga la serie di attacchi e intimidazioni subiti dai villaggi cristiani situati nella regione attraversata dal fiume Khabur. “In quell’area” riferisce a Fides l’Arcivescovo Hindo “c’erano più di 30 villaggi cristiani, fondati negli anni Trenta del secolo scorso, che avevano accolto soprattutto i cristiani assiri e caldei provenienti dal nord dell’Iraq, che cercavano salvezza dai massacri perpetrati allora dall’esercito iracheno. Erano villaggi fiorenti, abitati ognuno da migliaia di persone, con chiese e comunità molto attive, che gestivano anche scuole e iniziative sociali. Ma dall’inizio della guerra si sono quasi tutti svuotati e alcuni di essi ormai appaiono come città fantasma. In uno di essi è rimasto un solo cristiano. In altri, gli abitanti sono ridotti a qualche decina. A Tel Hormuz rimane una delle comunità assire più consistenti. Ma adesso anche lì non superano i trecento, mentre un tempo erano più di quattromila. Gli altri sono tutti scappati all’estero. E molti di loro non torneranno più”. (Agenzia Fides 2/2/2015).

VENEZUELA – Attacchi a quattro chiese in Mérida, scritte contro il Nunzio
Quattro chiese cattoliche sono state bersaglio d’attacchi con bombe molotov e su tre di esse ci sono ancora graffiti contro il Nunzio Apostolico, Aldo Giordano che si trova di visita nella città di Mérida. Il fatto è avvenuto ieri al alba, come segnala a Fides p. Luis Sánchez, parroco della parrocchia El Llano, nel quartiere El Llano di Merida.
Nei locali della parrocchia sono apparse scritte in rosso contro il Nunzio Apostolico che da Mercoledì 28 si trova in Mérida, per celebrare il 30° anniversario della visita di Papa Giovanni Paolo II in questa città.
(Agenzia Fides, 31/01/2015)

MESSICO: atti vandalici nella cattedrale di Hermosillo
Il Santissimo Sacramento gettato a terra, immagini sacre danneggiate, quattro altari devastati, una porta di ingresso distrutta, oggetti liturgici rubati: questo il drammatico scenario che si sono trovati davanti i fedeli della cattedrale dell’Assunzione ad Hermosillo, in Messico, colpita da un attacco vandalico nei giorni scorsi. Si tratta del secondo episodio avvenuto nella cattedrale nel giro di neanche un mese: a dicembre, infatti, una tela raffigurante la Vergine di Guadalupe era stata strappata via dalla cornice.

Episodio simbolo di intolleranza religiosa
“Quanto accaduto – scrive in una nota la Conferenza episcopale messicana (Cem) – denota intolleranza ed un triste disprezzo di un diritto umano fondamentale quale è quello della libertà religiosa”. “È dovere dello Stato – continuano i presuli – rendere realmente effettiva, in tutti gli ambiti sociali e culturali, la libertà religiosa, così come quella di pensiero e di espressione”. Quindi, la Cem assicura le sue preghiere a Dio “per la conversione di coloro che hanno commesso tali atti sacrileghi” e, al tempo stesso, si dice fiduciosa nel fatto che “le autorità civili faranno il possibile per trovare i colpevoli e sanzionarli secondo la legge, al fine di assicurare a tutti una convivenza pacifica”.
Radio Vaticana 29 01 2015

INDIA: attaccata quinta chiesa in 2 mesi: aggressioni pianificate
La chiesa cattolica di Santa Alfonsa, nel centro di New Delhi, è stata profanata e danneggiata da ignoti la notte scorsa. Lo conferma all’Agenzia Fides padre Charles Irudayam, segretario della “Commissione giustizia, pace e sviluppo” della Conferenza episcopale dell’India, esprimendo la preoccupazione dei vescovi indiani.

“Non sappiamo chi siano gli autori e chi possa averli istigati. Hanno forzato la porta, sono entrati in chiesa, hanno commesso atti vandalici devastando la chiesa. Hanno aperto il tabernacolo e profanato l’Eucarestia, spargendo a terra le particole. Siamo costernati”, ha raccontato il sacerdote. Nella chiesa non c’era un impianto di telecamere a circuito chiuso. L’incidente è avvenuto a pochi giorni dalle elezioni amministrative, che si tengono a Delhi il 7 febbraio.

Aggressioni aumentate da quando è al potere il Bjp
“Non conosciamo i motivi del gesto e confidiamo in una pronta indagine della polizia. Si tratta del quinto incidente del genere in due mesi a Delhi: dunque non è più solo un caso isolato. Ci sono persone che vogliono creare disturbo all’armonia sociale e religiosa o turbolenze per motivi politici” afferma. Un dato è certo: “Tali incidenti – nota – sono aumentati da quando è al governo federale il Baratiya Janata Party. Ci colpisce il silenzio del governo in queste circostanze. La Chiesa sta alzando la voce, chiedendo provvedimenti, ma non ci sono risposte”.

Mons. Couto: attacchi pianificati
Anche l’arcivescovo di Delhi, mons. Anil Couto, ha recentemente espresso ancora una volta i suoi timori per “il crescente numero di attacchi alle chiese” nella metropoli indiana, definendoli “ben pianificati”. Secondo l’arcivescovo, la tendenza “è il riflesso di una campagna di odio e falsa propaganda da parte di gruppi il cui unico scopo è di infrangere l’armonia religiosa e la pace sociale di questa grande nazione”. Per questo si chiede alle autorità “di adottare con solerzia misure adeguate per punire i responsabili”.

Le altre 4 chiese danneggiate
Secondo i dati inviati a Fides, il primo attacco alle chiese di Delhi si è verificato il 1° dicembre 2014, con l’incendio della chiesa di San Sebastiano. Una settimana dopo, persone non identificate hanno lanciato pietre contro la chiesa dedicata alla Madonna di Fatima, nel sud di Delhi. Il 3 gennaio, un misterioso incendio ha ridotto in cenere un presepe conservato all’interno dei locali della chiesa della Resurrezione, nel nord della capitale. Il 14 gennaio alcuni uomini (identificati grazie alle telecamere a circuito chiuso) hanno devastato la chiesa di Nostra Signora delle Grazie. Tutti gli incidenti precedenti avevano avuto luogo in aree periferiche. Quello di stanotte si è verificato in una zona centrale. Radio Vaticana 02 02 2015

Nigeria: nuovo attacco di Boko Haram.
Nuovo attacco armato dei fondamentalisti di Boko Haram in Nigeria. E’ successo nella città di Maiduguri, nella zona nord-est del Paese,

NIGERIA – “I cristiani di Maiduguri stanno veramente pagando il prezzo della loro fede” dice il portavoce della diocesi
“Gli abitanti di Maiduguri stanno attraversando momenti molto duri a causa delle violenza selvaggia di Boko Haram” afferma all’Agenzia Fides p. Gideon Obasogie, responsabile delle comunicazioni della diocesi di Maiduguri, la capitale dello Stato di Borno, nella Nigeria nord-orientale, assalita domenica 1° febbraio dagli estremisti di Boko Haram. L’assalto è stato respinto dai militari e dalle milizie cittadine poste a difesa della città .
“Gli attacchi sono diventati ancora più frequenti mano a mano che i terroristi si avvicinavano alla città” ricorda il sacerdote. “I cristiani di Maiduguri stanno veramente pagando il prezzo della loro fede. Questa è la seconda domenica nella quale siamo stati costretti a posticipare la Messa oppure a non parteciparvi affatto. Non possiamo neppure tenere una riunione domenicale per ringraziare Dio per il suo amore e in particolare per pregare perché le imminenti elezioni siano pacifiche: le minacce sono diventate insopportabili”.
“Il violento tentativo dei militanti islamisti radicali di Boko Haram di devastare Maiduguri è stato terrificante. Mi chiedo quando tutto questo finirà. È possibile che, come nazione, non abbiamo la capacità di far finire tutto questo?” conclude p. Obasogie. (Agenzia Fides 2/2/2015)

TESTIMONIANZA

Kenji Goto morte di un cristiano giapponese
(alcuni stralci da un articolo di Stefano Magni in La Nuova Bussola Quotidiana 2 febbraio 2015)

Il giornalista giapponese Kenji Goto, decapitato dagli jihadisti dell’Isis due giorni fa, era un coraggioso cristiano. La sua condotta e il suo comportamento di fronte alla morte fanno di lui un eroe moderno del Giappone e lasceranno il segno.

La vicenda di Kenji Goto si intreccia con quella dell’altro ostaggio nipponico nelle mani dei terroristi, Haruna Yukawa. Se il giornalista ha perso la vita, è soprattutto per cercare di salvare quest’ultimo. (che è un avventuriero…)
Nell’estate del 2014, l’avventuriero lavora come assistente del giornalista. I due uomini entrano in territorio iracheno, nelle regioni sconvolte dalla rapida offensiva dell’Isis. in quel caso va ancora tutto bene: Yukawa combatte la “sua guerra”, mandando video e scritti in Giappone, il giornalista Goto torna a casa sano e salvo.(…)

Ma il 14 agosto, i guerriglieri dell’Isis, nel pieno della loro offensiva irachena, sconfiggono l’unità dell’esercito ribelle siriano di cui Yukawa fa parte e prendono il giapponese prigioniero. In Giappone il suo caso sparisce in fretta dai teleschermi. Si tratta di una persona che ha scelto di andare a rischiare e morire per una causa tutta sua, si è preso i suoi rischi e le sue responsabilità. I giapponesi, forti del loro senso di comunità, lo ritengono potenzialmente in grado di compromettere la sicurezza nazionale e preferiscono lasciar perdere un tentativo di salvataggio. Non la pensa così Kenji Goto, che si sente responsabile per la cattura del suo connazionale.

E’ qui che, probabilmente, entra in gioco lo spirito cristiano del giornalista Goto. Abbracciato il cristianesimo nel 1997, un anno dopo il suo primo reportage di guerra, diceva della sua conversione: “Ho visto luoghi orribili, ho rischiato la mia vita, ma io so che in ogni caso Dio mi salverà”. Lo aveva dichiarato in maggio, poco dopo il suo primo incontro con Yukawa. Nella stessa intervista precisava, comunque, che non avrebbe mai voluto correre rischi immotivati, citando la Bibbia: “Non tenterai il Signore Dio Tuo”. I numerosi critici del suo gesto, in Giappone, gli rimproverano proprio di aver tentato Dio, o comunque di essersi assunto un rischio non necessario. Ad ottobre, Kenji spiegava, in un video, il suo disperato tentativo di salvataggio di Yukawa. Pregava, prima di tutto, di non attribuire al popolo siriano ogni colpa per il rapimento e per l’eventuale omicidio di cittadini giapponesi. Goto ammetteva che la sua impresa fosse “abbastanza pericolosa” e si assumeva tutta la responsabilità personale per ciò che sarebbe potuto accadere, a lui e al suo strano amico. Vista la sua esperienza sul campo e i suoi numerosi contatti, il giornalista Goto pensava ancora di poter tornare vivo, nonostante i rischi. Un video dell’Isis, di lì a non molto, lo avrebbe invece mostrato in cattività, assieme all’altro cittadino giapponese.
(…) Kenji Goto è stato decapitato. Hanno ucciso un coraggioso cristiano giapponese, un esempio di raro altruismo, un giornalista esperto. In Giappone lo shock è stato terribile.

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