ABORTO/ Kermit Gosnell, il “macellaio di bambini” che smaschera Obama

mercoledì 1 maggio 2013- Sharon Mollerus

Nel gennaio 2011, il procuratore distrettuale di Filadelfia ha accusato il dottore abortista Kermit Gosnell di otto omicidi, sette neonati e una donna, notizia riportata dal New York Times proprio il giorno dopo l’anniversario della sentenza della Corte Suprema, nota come Roe v. Wade, che quarant’anni fa ha liberalizzato l’aborto negli Stati Uniti.

 

Secondo le relazioni degli investigatori, la clinica di Gosnell era sporca, con sangue sui pavimenti, feci di gatto e odore di urina. “Donne semicoscienti, in lista per abortire, si lamentavano nella sala di attesa o erano sedute, nella sala post operatoria, su letti sporchi con coperte macchiate di sangue.” Dipendenti non specializzati della clinica, inclusa una quindicenne, somministravano sedativi e farmaci per indurre il travaglio. Nella clinica sono stati ritrovati 45 feti, alcuni nel frigorifero. Diverse pazienti hanno contratto malattie veneree in conseguenza dell’uso di strumenti non sterilizzati.

 

Gosnell divideva le donne secondo la razza e trattava le donne bianche con maggior attenzione. Una ragazza di 19 anni, il cui utero era stato forato durante l’aborto, è stata portata via da un’ambulanza è ha subito una isterectomia parziale. La famiglia di una ragazza di 22 anni, morta per un’infezione dopo l’aborto, ha ricevuto un risarcimento di un milione di dollari. A un’altra donna è stata somministrata una dose fatale di Demerol, un anti dolorifico, ed è questo il fatto che ha dato avvio al processo contro il dottor Gosnell. Malgrado molte denunce, per diciassette anni non è stata effettuata nessuna ispezione nella clinica.

 

Il dottore è anche accusato di aver fatto nascere bambini vivi, tra le 24 e le 30 settimane di gestazione, come testimoniato da dipendenti della clinica e da studenti di medicina, per poi recidere la loro spina dorsale all’altezza del collo. Un dipendente della clinica, che si è dichiarato colpevole per aver preso parte in queste uccisioni, ha testimoniato di aver visto più di un centinaio di bambini nati e “tagliati” in questo modo. Gosnell incassava con gli aborti 1,8 milioni di dollari all’anno, la maggior parte in contanti.

Il processo è iniziato il 18 marzo di quest’anno ed è stato contraddistinto da una notevole assenza di copertura da parte della stampa, come è stato notato da molti blogger pro-life. E’ stato messo in rilievo come ad altri fatti, per esempio l’omicidio dell’abortista George Tiller o l’infelice uscita del deputato Todd Akin circa “lo stupro legittimo”, sia stata data al contrario una estesa copertura per il loro valore pro-choice, cioè a favore dell’aborto. Le foto dell’aula del tribunale, in cui le sedie riservate ai media erano vuote, hanno fatto il giro della rete.

I primi a darne notizia sono stati USA Today e The Atlantic, dopo ci che vi è stato un susseguirsi di dichiarazioni da parte di altre testate mirate a difendere la propria imparzialità, con alcuni che criticavano i media conservatori di essere ipocriti e altri che sostenevano trattarsi di un crimine locale con poche conseguenze a livello nazionale. Nel frattempo, un gruppo su Twitter ha dato vita a “Rompiamo il blackout dei media su Gosnell” con migliaia di messaggi in simultanea con l’etichetta #Gosnell.

Come è stato notato da alcuni, sia sul fronte pro-choice che pro-life, molto al di là del singolo caso di Gosnell, un abortista criminale, ciò che è qui in discussione sono le politiche pubbliche. Innanzitutto, anche se il Presidente Obama ha dichiarato che l’aborto deve essere “sicuro, legale e raro”, in questo caso il controllo pubblico è mancato per un periodo molto lungo e queste situazioni terribili contraddicono proprio la giustificazione data all’aborto legale.

In secondo luogo, la questione dell’aborto oltre il termine (oltre le 20 settimane di gestazione) è tuttora in gioco. Il Governatore Andrew Cuomo è in favore di una proposta di legge dello stato di New York per estendere l’aborto oltre il termine per le donne la cui salute è a rischio e non solo per quelle la cui vita è in pericolo. Contemporaneamente, altri stati stanno invece rafforzando i limiti all’aborto, utilizzando l’ascolto del battito cardiaco del feto come limite alla possibilità di abortire.

Secondo i verbali, nel 2001 e 2002 in Illinois Obama votò contro la legge che proteggeva il bambino nato vivo (Born Alive Infant Protection Act). Tuttavia, nel 2002 una legge simile fu approvata dal Congresso e firmata dal Presidente George W. Bush, una legge che garantisce il bambino nato per il quale si riscontrino segni di vita come battito cardiaco, respiro o movimenti muscolari volontari.

A una domanda fatta da Timothy P. Carney, editorialista del Washington Examiner, la dottoressa Tracy Weitz, professore associato all’Università di California, San Francisco, ha risposto che la tecnica del dottor Gosnell non è la pratica standard per gli aborti oltre il termine. E ha dichiarato: “Se viene applicata una procedura che prevede la rottura del cranio, questo avviene normalmente quando il feto è ancora nell’utero, non quando è già venuto alla luce”. Questo avverrebbe a 24 settimane e se si dovesse seguire questa procedura, il feto prima verrebbe “eutanasizzato” con farmaci.

Fonte: ABORTO/ Kermit Gosnell, il “macellaio di bambini” che smaschera Obama.

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