Allarme cattolici “negoziabili”

di Tommaso Scandroglio

Credo che a pochi sia sfuggito il fatto che un giorno sì e l’altro pure il Papa parli dei famosi principi non negoziabili. Anche l’ultima prolusione di Bagnasco andava in questa direzione. Ciò accade non per pochezza di idee della Chiesa universale e di quella italiana, ma perché il Vicario di Cristo e alcuni pastori illuminati riconoscono che questi valori sono la scialuppa di salvataggio per noi tutti dopo che la nave della modernità si è scontrata con l’iceberg dell’ateismo pratico, del relativismo, del soggettivismo e del nichilismo. Insomma scegliete voi l’-ismo che più vi convince.

Va da sé che in casa cattolica tutti gli inquilini dovrebbero essere d’accordo con l’amministratore, cioè il Papa, sui principi non negoziabili. Tutti perciò dovrebbero dichiararsi a favore della tutela della vita e di conseguenza dire no all’aborto, eutanasia, fecondazione artificiale, sperimentazione sugli embrioni e contraccezione; a favore della famiglia per dire no a divorzio, convivenza e “nozze” gay; a favore dell’educazione e della libertà religiosa per dire no alla discriminazione delle scuole cattoliche e via di questo passo.

Data la situazione di crisi di valori diffusissima – vedi ultima rilevazione Eurispes su queste tematiche – è tempo davvero di mettere al bando a chiare lettere la posizione di quei cattolici che si dicono tali ma poi propinano, con innegabile furbizia, idee contrarie al Magistero.
I sedicenti cattolici sono il fiume carsico che scava di nascosto gallerie al di sotto delle fondamenta della Chiesa per minarne la solidità.
Non è temerario affermare che forse il primo problema di oggi della Chiesa è l’eresia travestita da ortodossia. Un vero e proprio transgender dottrinale.

Essere cattolici significa accettare ciò che la Chiesa propone in materia di morale e fede e tentare di metterle in pratica. Fissiamo la nostra attenzione al primo requisito: la fedeltà intellettuale al Magistero. Come è facile intuire l’ortodossia è requisito, non unico, ma di certo necessario, all’ortoprassi.
In parole povere se pensi bene magari farai il bene (non serve avere solo le idee chiare per fare il bene ma occorre anche volerlo fare). Se pensi male è certo che ti comporterai di conseguenza. Il Magistero sui temi di morale e fede non esprime vaghe opinioni tra loro a volte un po’ contraddittorie, un insieme confuso di posizioni non sempre uniformi dove noi tutti cerchiamo di rinvenire a fatica un minimo comun denominatore capace di ricavare da questa congerie di idee alcuni principi guida.

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