Altro che omofobia: la vera campagna d’odio è contro la Famiglia

di Marco Gabrielli (16/02/2013)

Trieste è sempre stata una città all’avanguardia, sede di sperimentazioni sociali e politiche. E’ la città che ha visto la prima campagna anti-omofobia trovare spazio su tutti gli autobus di linea. Intitolata “Si va diritti all’amore”, vedeva l’esposizione di sei immagini di vita “famigliare” di coppie formate da persone dello stesso sesso. Ad essere ritratti su base volontaria alcuni soci del “Circolo Arcobaleno”. Sul retro del cartoncino appeso ai passamano le motivazioni della campagna. Il tutto con il patrocinio di Comune e Provincia di Trieste attualmente guidate da giunte di centrosinistra.

Non sono mancate prese di posizioni fortemente critiche rispetto alla campagna e al patrocinio fra cui quella del settimanale diocesano che ritiene che la campagna sia in favore dei “diritti” degli omosessuali più che contro l’omofobia. Ma siamo proprio sicuri che ad essere minacciati da una campagna di odio e discriminazione siano gli omosessuali?

Mi permetto di raccontare alcuni atteggiamenti incontrati ed alcuni episodi che sono capitati a me. Così facendo mi chiedo e chiedo al lettore se non esistano oggi e non vadano piuttosto contrastate certe “fobie” rivolte contro la famiglia “tradizionale” in generale e la “famiglia numerosa” in particolare. Lascio da subito la libertà di immaginare tutta quella serie di battute che vengono rivolte quotidianamente contro chi dichiara la propria fedeltà e il proprio amore verso la propria “unica” moglie e i propri figli; contro chi dichiara di vivere la propria sessualità “come Dio comanda”, senza ridurla a puro istinto da slegare dalla fecondità ricorrendo alla chimica, alla gomma o all’aborto. Un continuo “martellamento” che va dal collega che minaccia “scherzosamente” di sterilizzarti mettendo una pallina di cobalto radioattivo sotto la sedia, alla collega che ti ringrazia perché i tuoi figli le pagheranno la pensione mentre lei sa che il numero perfetto per l’amore non deve mai superare il due,  a chi ti da del coniglio non per la codardia, ma per la prolificità. Tutte cose a cui si deve fare il callo, e che è facile sopportare, ma che misurate con i criteri con cui si misura l’omofobia potrebbero far scattare qualche pesante ritorsione legale.

Non si può negare che ci sia tutta una cultura contro la famiglia e, paradossalmente, anche le campagne in favore della “famiglia omosessuale” non sono altro che l’ennesimo tentativo di delegittimare la famiglia “tradizionale” in un momento in cui questa sta attraversando un momento di crisi. Ecco alcuni episodi fra i più “fastidiosi” che mi sono capitati negli anni che emergono violentemente sul “rumore di fondo”: il primo che racconto è capitato a mia moglie poco prima della nascita della nostra terza figlia, quando il ginecologo che ci seguiva ci ha proposto il parto cesareo per procedere così alla sterilizzazione chirurgica: “così non avrete altre preoccupazioni…”. Una proposta estremamente grave in quanto proveniva da un medico che giudicavamo autorevole. Non abbiamo avuto entrambi alcuna esitazione a rifiutare una simile proposta, ma quante coppie reagirebbero nello stesso modo davanti al suggerimento di uno specialista? In quanti scambierebbero questa possibilità segnalata per un “ordine” dato da un medico: se me lo propone lo specialista vuol dire che sa che così è meglio… Spiacevole anche l’episodio in cui un impiegato comunale, che non conoscevo, dal quale mi informavo circa eventuali contributi dopo la nascita del mio quarto figlio, ha avuto l’ardire di chiedermi: “Adesso basta, no?”. Ho dovuto scusarmi per la mia violenta reazione a questa domanda, ma mi auguro che quel impiegato non abbia ripetuto più quella frase ad altri. Io e mia moglie ora di figli ne abbiamo cinque… Triste sapere poi che la ragazzina, figlia di amici, che comunicava gioiosamente la nascita dell’ennesimo fratellino, il sesto se ricordo bene, si sia sentita dire da una compagna di classe: “Incredibile che negli anni 2000 ci sia ancora chi non sa cosa si deve fare per non avere figli!”. Si, come se avere figli fosse sempre uno sbaglio da evitare, come se non sia ammissibile che una coppia possa decidere di vivere il proprio amore aperto alla vita e grato per i figli che Dio, o la natura per chi non crede, ha voluto donargli. Come se non fosse possibile che uno decida consapevolmente di andare incontro a degli innegabili sacrifici pur di poter crescere i propri numerosi figli in mezzo ai tanti problemi che si incontrano. Non parlo solo di problemi economici o delle mancate agevolazioni o delle nuove tasse che sembrano voler colpire espressamente le famiglie numerose, ma di tutte quelle problematiche che chi ha a cuore la famiglia ha ben presenti.

Prima di fare delle campagne contro l’omofobia, credo che si dovrebbero fare delle campagne contro l’odio e l’ostilità palese nei confronti della famiglia: è questa la risorsa per il futuro del nostro paese. Queste dovrebbero essere le campagne patrocinate dagli enti pubblici. E’ questo l’amore, diretto e fecondo perché aperto alla vita, che va incentivato. Non credete?

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