Anche Vignate si accorge dell’ideologia di gender

Love is love” direbbe il passante sentimentalista puntando il dito contro di noi, retrogradi, bigotti sostenitori della famiglia naturale. Già, perchè in fondo di natura si tratta.

Lo ha spiegato venerdì 25 ottobre, la Dottoressa Chiara Atzori, infettivologa presso l’Ospedale Sacco di Milano, nell’incontro organizzato dalla Parrocchia di Vignate e dalla Dottoressa Daniela Invernizzi presso l’auditorium comunale di Vignate. L’incontro faceva parte di un ciclo di conferenze organizzate dalla Parrocchia.

La Dottoressa Invernizzi ha introdotto l’ideologia del Gender, facendo riferimento anche all’iter legislativo della legge sull’omofobia in discussione al Senato della Repubblica.

“Sono una donna, una moglie, una madre e un’infettivologa – ha esordito la Dottoressa Atzori – a contatto sia con la realtà della famiglia tradizionale che di quella sintetica” come ha definito le unioni  diverse da quelle tra uomo e donna.

La Atzori chiarisce un concetto: le “identità di genere” non sono tendenze innate legate a patologie fisiologiche; lo dimostrano gli studi sui gemelli omozigoti, di cui una misera percentuale (tra il 5 e il 7%) presenta in entrambi i fratelli una tendenza non eterosessuale. Si tratta quindi di una patologia psicologica (Disforia di genere) e non fisiologica.

Una volta, come nelle fiabe, “sesso e genere costituivano la medesima cosa”; l’identità di genere era un nucleo unico dato dall’insieme di aspetti genetici, fenotipici, gonadici, psicologici, culturali e sociali; oggi è infatti risaputo scientificamente che l’identità umana è sessuata ed è il risultato degli aspetti sopracitati, che sono inscindibili. Nel momento in cui questi aspetti vengono separati, abbiamo la contrapposizione di pulsioni (ciò che naturalmente sorge dentro di noi) e di scelte, determinanti la nostra natura etica. Questa ci permette di indirizzare le nostre pulsioni; e anche se per molti versi è soggettiva non compromette l’ esistenza di una coscienza valoriale universale.

Oggi tuttavia prevale l’idea per cui ciò che conta è quello che si desidera: “il figlio del desiderio” (in provetta, con due genitori diversi da quelli che lo commissionano) e l’indentità di genere come percezione di sè, che apre tutto un ventaglio di possibilità riassunto dal termine “gender varians”. Varians: dal latino “varians, variantis”, non solo vario, ma mutevole. Mutevole perchè è dato da una continua “fluidità”di percezione di sè stessi e dei propri desideri, sia a livello temporale che a livello qualitativo: oggi sono donna, mi sento uomo e mi attraggono le donne. Domani si vedrà.

Continua la Atzori: noi, fuori da questi complicati meccanismi, che pericolo corriamo?

Quello della negazione della realtà: il gender nega il sistema binario della realtà, ovvero il principio di non contraddizione per cui una cosa è e non può essere contemporaneamente un’altra.

Non solo corriamo il rischio di perdere la libertà di opinione rispetto alla realtà, ma addirittura di vederci privati della realtà stessa: lo scopo, dell’ideologia del gender, è proprio quello di farci passare per normale, e naturale, quello che naturale non è. La “riformulazione della realtà” è proprio lo scopo di quei militanti come Judith Butler, autrice di Un-doing gender, non è il semplice far passare una legge sull’omofobia per la difesa dei diritti di chi non è eterosessuale. E’ il fare e disfare la realtà! Tutto questo sta già accadendo, e a Vignate se ne sono accorti.

Fonte: Anche Vignate si accorge dell’ideologia di gender.

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