Lahore (Agenzia Fides) – Punire gli abusi e le strumentalizzazioni legate alla controversa legge sulla blasfemia è una urgenza per il rispetto della legalità e dello stato di diritto in Pakistan: lo affermano i leader musulmani che si sono riuniti nei giorni scorsi, nell’ambito del Consiglio per il Dialogo Interreligioso di Lahore. I leader hanno manifestato solidarietà verso i cristiani, vittime dell’attacco alla Joseph Colony del 9 marzo (vedi Fides 9,11 e 13/3/2013). L’attacco aveva come pretesto un caso di supposta blasfemia, accusa lanciata verso il cristiano Sawan Masih ma rivelatasi del tutto infondata.
Come riferito a Fides, l’incontro del Consiglio, fortemente voluto dai capi musulmani, ha riunito leader delle diverse comunità religiose, della società civile e della politica come p. Francis Nadeem OFM Cap, Coordinatore del Consiglio, Akram Masih Gill, Ministro di stato per l’Armonia interreligiosa, nonchè numerosi ulema e leader musulmani. Proprio da questi ultimi è giunta in via prioritaria la ferma condannato del “barbaro episodio”, la solidarietà con tutta la comunità cristiana del Pakistan “in un momento di grande persecuzione e dolore”.
Mr. Mujeeb ur Rehman Shami, Direttore del “Daily Pakistan” ha definito l’attacco “una vergogna per tutti i musulmani del Pakistan”. Affermando che “dei malfattori usano la violenza in nome dell’Islam. Si deve formare subito un comitato di studio, fatto da leader musulmani e cristiani per trovare la via verso un corretto utilizzo della legge di blasfemia”. Se si accerta che le accusa sono false – ha continuato – “l’accusatore deve essere punito con la stessa pena riservata al presunto colpevole: questo è l’unico modo per evitare casi di abusi in futuro”.
Il prof. Aqeel Ullah ha ribadito: “Attaccando la Joseph Colony i musulmani hanno dimenticato gli insegnamenti dell’Islam”, mentre il mufti Abdul Naqi ha rimarcato che “è nostro dovere nazionale e religioso a rispettare l’umanità, senza alcuna discriminazione”.
Il cristiano Akram Masih Gill, Ministro di stato per l’Armonia, ha apprezzato il gesto di buona volontà dei capi islamici ricordando il principio di legalità: “Anche se una persona fosse colpevole, merita la pena prescritta dalla legge, ma per lo sbaglio di un uomo solo non si può oltraggiare e attaccare una intera comunità. Noi cristiani siamo cittadini del Pakistan, come gli altri”
P. Francis Nadeem, in conclusione, ha ringraziato tutti i membri musulmani del Consiglio per aver organizzato l’incontro, in difesa dei cristiani pakistani, auspicando che “siano adottate misure concrete per fermare questo tipo di violenza che potrebbe ancora verificarsi in futuro”. Alla fine dell’incontro, tutti i partecipanti hanno recitato insieme la preghiera “Dio fammi strumento della tua pace”, attribuita a San Francesco d’Assisi. (PA) (Agenzia Fides 20/3/2013)
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