«Atei? No grazie, amanti del pensiero» | Cultura | www.avvenire.it

Atei? No grazie. Meglio «umanisti secolari», come dicono in Svezia. Intellettuali? Idem come sopra. Meglio parlare di «amanti del pensiero», come si autodefinisce lo scrittore Vincenzo Cerami. Insomma, il «Cortile dei Gentili», oltre a favorire il dialogo tra credenti e no, sta anche promuovendo una specie di rivoluzione nel linguaggio, che ieri è stata messa in evidenza in occasione della presentazione del nuovo appuntamento.

Quello che vedrà il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, in dialogo con il cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, ad Assisi, il prossimo 5 ottobre. L’argomento del resto è propizio: «Dio questo sconosciuto». E quindi, proprio prendendo spunto dal tema, il porporato al cui dicastero il Papa ha affidato a suo tempo la realizzazione del progetto «Cortile dei gentili» ha raccontato dei tentativi di trovare una definizione per gli interlocutori non cattolici, che non sia da loro percepita come riduttiva. «In Svezia – ha riferito, parlando del precedente, molto ben riuscito appuntamento del Cortile – hanno risolto con una bella definizione: “Gli umanisti secolari”, perché nessuno vuole essere chiamato ateo, nessuno agnostico, nessuno non-credente (che è definizione solo negativa) e nessuno laico (termine che hanno inventato i preti).

Allora hanno escogitato questo “umanisti secolari”, che dovrebbe soddisfare anche Cerami». Il quale Cerami non si è fatto pregare e durante la conferenza stampa ha raccolto con eleganza la provocazione. «Sono contento e anche un po’ intimorito dagli inviti che mi fa Ravasi – ha detto lo sceneggiatore del film da Oscar La vita è bella –. Il cardinale, infatti, mi porta in posti in cui bisogna riflettere prima di parlare. E io mi riconosco in questa attività del Pontificio Consigli

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