Attivisti cristiani in difesa della libertà di parola degli atei

Solo all’interno delle civiltà di origine e cultura cristiana – non certo in quelle islamiche, indù o sotto gli ateismi di stato – è possibile esercitare pienamente il diritto di libertà di opinione, di religione e anche libertà dalla religione. Non a caso, solo in queste aree geografiche possono proliferare iniziative laiciste (spesso fortemente intolleranti), e ci può essere spazio anche per presenze moderate e civili di irreligiosità, sempre valorizzate e rispettate dalla Chiesa cattolica.

Benedetto XVI nell’ottobre scorso ha ad esempio tessuto un elogio ai laici e agli  agnostici, a coloro che «non è stato dato il dono del poter credere e che tuttavia cercano la verità». Con il loro esempio tolgono agli «atei combattivi la loro falsa certezza, con la quale pretendono di sapere che non c’è un Dio, e li invitano a diventare, invece che polemici, persone in ricerca», e «chiamano in causa anche gli aderenti alle religioni, perché non considerino Dio come una proprietà che appartiene a loro così da sentirsi autorizzati alla violenza nei confronti degli altri». Essi sono «un richiamo a noi credenti, a tutti i credenti a purificare la propria fede».

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