Bagnasco, il voto cattolico e i princìpi non negoziabili | Tempi.it

gennaio 30, 2013 Benedetta Frigerio

Giancarlo Cerelli, vicepresidente centrale dell’Unione Giuristi cattolici italiani, spiega come affrontare le elezioni, non solo per i cattolici ma per tutto il paese

l voto dei cattolici e la prolusione del cardinale Angelo Bagnasco alla Cei. A partire da questi due spunti, Giancarlo Cerelli, avvocato e vicepresidente centrale dell’Unione Giuristi cattolici italiani, spiega come affrontare le elezioni, quale sia la vera posta in gioco, non solo per i cattolici ma per tutto il paese, e da chi occorre ripartire.

La Chiesa non fa battaglia politica, ha detto il cardinale Angelo Bagnasco ma, citando Benedetto XVI, ha ribadito che non può nemmeno «restare ai margini nella lotta per la giustizia». Per questo ha chiesto chiaramente la stesura di programmi senza ambiguità lessicali sui princìpi non negoziabili. Vede qualcosa di analogo fra gli schieramenti?
Io vedo programmi populisti e non chiari, se non in alcune parti, sui prìncipi citati dal cardinale: «Tutela della vita»; «libertà di coscienza ed educazione»; «famiglia basata sul vincolo del matrimonio tra uomo e donna»; «la giustizia uguale per tutti e la pace». Questi, come ha detto il Papa e ribadito Bagnasco, «corrispondono alla giusta misura dell’essere umano». Bagnasco ha parlato del dramma che si genera in una concezione contraria, che riduce l’uomo a materia: ha parlato dell’aborto, della fecondazione, degli uteri in affitto e di una visione materialista ed economicista che deriva dal nichilismo e in cui gli uomini sono monadi sole.

I princìpi non negoziabili, dice Bagnasco citando il Papa, devono «essere difesi con la massima chiarezza». La Chiesa, cita ancora, «deve fare tutto il possibile per creare una convinzione che poi possa tradursi in azione politica». Cosa vuol dire?
È ovvio che solo una cultura popolare condivisa dai più si trasforma in civiltà. In questo contesto si parla di politica come bene della polis, che diventa bene comune solo se pone al centro questi princìpi unitivi e non divisivi: perciò sono in totale sintonia con il cardinale quando dice che non si può neutralizzare il dibattito in merito per mettersi d’accordo e quindi lasciare libertà di coscienza. Questa è una libertà relativista: non si può mettere ai voti la vita umana né la sua natura. In questo senso, conoscere la dottrina sociale della Chiesa è vincolante per un cristiano: ci dice come si sarebbe mosso Gesù davanti a determinati problemi. Agendo in maniera ragionevole e non confessionale. Per questo seguirla è un bene per tutti, non solo per i cattolici.

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