Battaglia contro la famiglia, l’Europa ci riprova

di Nicolò Fede

Solo una settimana dopo aver tentato di far passare l’aborto come diritto umano universale, con la fallita Risoluzione Estrela, ecco che il Parlamento europeo torna a far parlare di sé, con l’adozione in Commissione di una “tabella di marcia dell’UE contro l’omofobia e la discriminazione legata all’orientamento sessuale e all’identità di genere”. La lobby anti-famiglia non si arrende, nonostante il successo inaspettato del popolo della vita al momento del voto del 10 dicembre contro la proposta della Commissione sui diritti della donna, di cui fa parte Edite Estrela.

Questa volta ci troviamo nella Commissione Libertà civili, giustizia e affari interni, anch’essa decisamente progressista: tra i membri, infatti, troviamo la lesbica austriaca Ulrike Lunacek, autrice della relazione in questione, e l’attivista gay britannico Michael Cashman, conosciuto in patria più per essere stato il primo attore ad aver baciato un altro uomo di fronte alle telecamere, che per altro… Non è un caso che loro, insieme ad altri tre componenti di questa stessa Commissione e ad una finlandese dei popolari (PPE), siano tra i sei Co-Presidenti dell’intergruppo per i diritti LGBT.

Questo particolarissimo intergruppo si vanta di essere il più numeroso dell’europarlamento, con ben 150 membri, provenienti dai diversi schieramenti politici. Sebbene non tutti costoro condividano gli stessi obiettivi, è chiaro come sia ormai molto apprezzato in Europa dimostrare questa “sensibilità LGBT”:  un record, se si pensa che il numero complessivo di eurodeputati è di 766; una gran tristezza, se si pensa che l’equivalente intergruppo sulla famiglia e i diritti dei bambini conta soltanto 60 membri. Questo genere di intergruppi possono essere, a volte, un vero e proprio laboratorio di idee. Ad esempio, l’intergruppo per la famiglia è utile a dare voce a tante associazioni familiari e organizzazioni in difesa dei diritti dei bambini che sono molto raramente ascoltate a Bruxelles. Allo stesso modo, l’intergruppo LGBT dà voce alle lobby omosessualiste… Solo che loro, al contrario, sono ben ascoltate e lautamente finanziate dall’UE.

Tra queste lobby spicca ILGA Europe, il cui acronimo sta per Associazione internazionale di gay e lesbiche. In fondo alla pagina principale del loro sito è ben visibile il logo della Commissione europea, sotto l’etichetta del Programma “Progress”, volto in teoria a finanziare lo sviluppo nelle aree dell’impiego, l’inclusione sociale e la non discriminazione. A questo si aggiunge il patrocinio della fondazione del “filantropo” multimilionario Georges Soros, “Open Society”. La trasparenza non è la priorità di queste organizzazioni, quindi è difficile stabilire il totale di queste sovvenzioni: ma con uno staff di 13 persone ed una sede nel cuore europeo di Bruxelles, si può dedurre quanto i finanziamenti siano importanti… Tanto importanti che la stessa ILGA si può permettere di patrocinare a sua volta progetti pro-LGBT in tutto il mondo.

La relazione Lunacek rientra dunque in una strategia ben precisa. Come già anticipato dalla Nuova Bussola Quotidiana, essa si basa su un sondaggio non scientifico dell’agenzia europea per i diritti fondamentali (FRA). Ma a questo va aggiunto uno studio di approfondimento commissionato dalla Commissione LIBE nel 2012 ad un think tank “indipendente”, che a sua volta ha affidato il lavoro ad Evelyn Paradis, che è… La direttrice di ILGA Europe! Guarda caso, il titolo dello studio è “verso una tabella di marcia dell’UE contro l’omofobia e la discriminazione legata all’orientamento sessuale e all’identità di genere”. E cosa fa la Commissione LIBE con questo studio? Ebbene, lo riprende quasi identico e ci fa un progetto di risoluzione per il Parlamento europeo. Insomma, se la relazione Estrela metteva per iscritto i desiderata della lobby abortista dell’IPPF, la relazione Lunacek rappresenta il prodotto della lobby omosessualista europea.

Il tutto con un linguaggio molto forte, senza alcuna reticenza nell’usare il verbo “dovere”: le agenzie UE sono abbondantemente menzionate, come strumento per fornire consulenze agli stati membri, nell’ambito della non discriminazione. Consulenze e non discriminazione, belle parole che fanno sempre il paio e che non sono altro che uno specchio per le allodole, per far sembrare scientifico ciò che è falso, e giusto ciò che è privo di ogni buon senso. Al momento del voto, tutti gli emendamenti pro-LGBT sono stati accolti, tranne uno, presentato da Paolo Bartolozzi (Forza Italia) e Marco Scurria (Fratelli d’Italia): guarda caso, si trattava dell’unico emendamento ragionevole, in cui si sottolineava semplicemente che “è opportuno fare salva la libertà di espressione e manifestazione di convinzioni od opinioni riconducibili al pluralismo delle idee”.

È stato notato che con un simile progetto di risoluzione si vuole realizzare una vera e propria contraffazione di diritti umani, a partire proprio da un principio fondante dell’UE: la libertà di movimento. Si dice: ormai tanti stati membri hanno accettato il “matrimonio” omosessuale. Ci sono delle famiglie con genitori dello stesso sesso che non hanno gli stessi diritti quando si trasferiscono in un altro stato dell’UE… E così via dicendo fino a parlare di discriminazione e finanche di violazione dei diritti umani. Il punto è che questa pressione europea è molto pericolosa per l’autonomia degli Stati membri. Con la scusa di voler fare rispettare la libertà di movimento e la non discriminazione sul lavoro (ambiti di competenza UE), si vogliono costringere tutti gli Stati membri a riconoscere i “matrimoni” omosessuali, anche se questo rientra nelle competenze dei singoli stati.

Ed è questo l’obiettivo ultimo della relazione Lunacek e di tutti gli atti politici e legislativi volti a combattere la cosiddetta omofobia, come i nostri lettori sanno bene, a causa delle infelici iniziative del nostro stesso parlamento. Ora ci si mette anche l’Europa, avvolta dai tentacoli di certe lobby che vogliono privarla della famiglia. Ma la battaglia continua ed il futuro può riservarci altre sorprese.

Fonte: Battaglia contro la famiglia, l’Europa ci riprova.

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