BELLA ADDORMENTATA/ Un film con tanti “bersagli” che si dimentica di Eluana

Assuntina Morresi giovedì 6 settembre 2012

FESTIVAL DI VENEZIA 2012 – Ci aspettavamo di più dalla “Bella Addormentata” di Marco Bellocchio, speravamo in qualche guizzo geniale, qualche riflessione più profonda nelle storie di vita e di morte che sapevamo essere raccontate, e invece abbiamo assistito a un film scontato e prevedibile, e quindi, tutto sommato abbastanza noioso. La nota ossessione anticattolica di Bellocchio, per la quale i preti e le suore hanno sempre un’aria cupa o, nel migliore dei casi insignificante, e spuntano continuamente da tutte le parti insieme a simboli sacri e a preghiere e canti dai toni vagamente mortiferi, fa da sfondo alle diverse storie che si intrecciano negli ultimi giorni di vita di Eluana Englaro, ripercorsi in spezzoni di telegiornali e notiziari trasmessi in tv, ai quali assistiamo insieme agli attori. Ma le storie raccontate hanno tutte il sapore del dejà vu, con i loro percorsi banalmente corretti: in un autogrill la ragazza pro life che va a Udine a pregare per Eluana ha un colpo di fulmine per il ragazzo che milita – ovviamente, sennò che gusto c’è – nella parte opposta.

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