Bhatti: «Lottiamo ancora per Asia Bibi» | Mondo | www.avvenire.it

Soddisfazione per una “battaglia” che si è conclusa positivamente per Rimsha con la sentenza di ieri dell’Alta Corte della capitale, ma anche piena coscienza che il percorso per la giustizia e la sicurezza di molti cristiani accusati di blasfemia è ancora in salita. Paul Bhatti, ministro per l’Armonia nazionale, ricorda come l’impegno suo e dei suoi collaboratori debba continuare nel nome del fratello Shahbaz, “martire” del fanatismo religioso e come prossimo obiettivo non può che avere Asia Bibi, per cui Shahbaz ha messo in gioco la sua esistenza.

L’11 novembre sono trascorsi due anni dalla sua condanna a morte per blasfemia (oltre tre dall’arresto nel giugno del 2009), ma per la madre di famiglia cinquantenne che attende il processo di secondo grado, una soluzione è ancora lontana. Una vicenda che è diventata simbolica, che ha sollevato un ampio dibattito nella società pachistana e un’attenzione mai vista a livello internazionale ma che non ha messo fine agli abusi della legge, come ricorda la sentenza capitale del 14 novembre contro il 25enne musulmano Azrat Ali Shah.

«La vicenda di Rimsha ha distolto un poco l’attenzione dalla sorte di Asia Bibi, la cui situazione è da tempo soprattutto nelle mani di organizzazioni non governative e individui di cui non condivido sempre le intenzioni e le dichiarazioni. Attorno a questa donna si sono purtroppo concretizzati interessi non favorevoli a una soluzione della sua vicenda e certamente non utili a stabilire un clima di dialogo e di convivenza tra le comunità», dice, Paul Bhatti.

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