BIANCANEVE E IL CACCIATORE: FIABA STRAVOLTA IN CHIAVE DARK

I fratelli Grimm avevano sottolineato gli aspetti spirituali (completamente ignorati nel film): dall’azione salvifica dei nani al ruolo cristologico del principe

di Saverio Simonelli

Quanto c’è del vero personaggio della fiaba in un film come Biancaneve e il cacciatore che – con atmosfere tra Twilight e Signore degli Anelli, scontri armati non solo assenti da ogni tradizione ma anche inutili per la narrazione – sembra tranquillamente ignorare qualsiasi scrupolo filologico?
Molto, secondo Paolo Mereghetti, critico cinematografico del «Corriere della Sera» per il quale l’unico modo per arrivare alla vera natura della fiaba è quello di evidenziarne i lati più oscuri e tornare a provare una sana paura, lasciando intendere che questo sia anche l’unico modo in cui storie come quelle dei Grimm possono “passare” oggi.
Un’idea peraltro condivisa anche in altri settori della cultura contemporanea.
Nell’ambito delle manifestazioni organizzate dal Goethe Institut Italia per il bicentenario delle fiabe grimmiane di questo 2012, molti scrittori hanno fatto a gara nel riscrivere alcune fiabe accentuandone quasi parossisticamente il lato dark fino ad arrivare al Tremotino di Sandro Veronesi che diventa una truculenta storia di ‘ndrangheta, con la fanciulla che invece di cavar oro dalla paglia è costretta a tagliar droga ogni notte.
Dietro la bandiera del “dimenticare i Grimm” si erano del resto già mossi gli studiosi di folklore: nel 2006 l’americano Jack Zipes, già enfant terrible della critica di sinistra tornava a evidenziare come Wilhelm avesse tolto al cacciatore ogni caratterizzazione in senso virile e che le mansioni di Biancaneve fossero quelle della brava ragazza. Maria Tatar, critica femminista, in un libro di poco antecedente bacchettava i fratelli per aver omesso traccia del conflitto materno introducendo la figura della matrigna in nome della «preservazione borghese della santità della famiglia».
Interpretazioni di aspetti marginali rispetto al cuore della storia probabilmente dovute anche al mito moralistico costruito attorno alle fiabe dal mondo editoriale e dalle versioni disneyane.

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