Bioetica, ciò che i laici non capiscono

di Tommaso Scandroglio

La vita e la morte sono dei fatti. Ma, si sa, i fatti sono oggetto di interpretazioni delle più varie. Come per un incidente stradale: alcuni testimoni lo raccontano fedelmente, aderendo al fatto vero e proprio, ed altri quasi lo stravolgono tanto lo infarciscono di proprie considerazioni personali, così lontane dal vero. Lo stesso accade per la bioetica, che si occupa del vivere e del morire degli uomini. Molte sono le letture critiche che si danno dell’aborto, dell’eutanasia, della fecondazione artificiale, della contraccezione, ma solo alcune sono aderenti al vero ed altre molto meno.

Giovanni Fornero, colto studioso di formazione laica allievo di Nicola Abbagnano
, si è dedicato negli ultimi anni a mappare le posizioni in campo sui temi di bioetica. Fornero è infatti noto almeno per due motivi. Primo perché legioni di studenti di ieri, di oggi e sicuramente di domani hanno studiato e studiano sui suoi testi di storia di filosofia. E in secondo luogo per alcuni saggi sulla bioetica: ricordiamo Bioetica cattolica e bioetica laica e Laicità debole e laicità forte. Di recente è stato dato alle stampe Laici e cattolici in bioetica: storia e teoria di un confronto (Le Lettere), che completa il trittico.

Uno dei principali pregi di questi lavori è l’analisi sintetica ed insieme assolutamente fedele delle posizioni in campo sui temi attinenti alla bioetica. Fornero, che da attento e onesto studioso non parteggia per nessuna delle squadre in campo, fotografa con nitore e precisione le tesi dei principali contendenti riuscendo ad individuare quei minimi comun denominatori che ci permettono alla fine di costruire due categorie concettuali ben definite. Una prima che fa riferimento alla bioetica cattolica, la quale rimanda a sua volta alle posizioni dottrinali del Magistero. E una seconda di matrice laica che in riferimento alla prima, come il polo negativo con quello negativo, si trova in forte opposizione nei suoi contenuti e principi.

Partiamo da questa dicotomia. Nei suoi libri mette in luce l’esistenza di un paradigma cattolico e uno laico. Che cosa intende per paradigma?
Per “paradigma” – nozione che traggo dal filosofo della scienza Thomas Kuhn e di cui offro una lettura in senso bioetico – intendo non solo un modo complessivo di guardare e interpretare la realtà, ma anche una costellazione di idee teoriche e valoriali ruotanti intorno a talune idee di fondo (che definisco “idee-guida” o “idee-madri”). Idee che, nel caso della bioetica cattolica e della bioetica laica sono constatabilmente diverse. Infatti, la bioetica cattolica crede fermamente in alcuni principi che la bioetica laica nega o misconosce: ad esempio nella sacralità e indisponibilità della vita, nell’esistenza di un progetto di Dio sulla vita, nel  primato della verità sulla libertà, nell’esistenza di una legge morale naturale che si incarna in alcune norme etiche assolute ecc. Niente da stupirsi, quindi, che da questi due “paradigmi” derivino conseguenze bioetiche radicalmente differenti: ad esempio il rifiuto o l’accettazione di pratiche come l’aborto e l’eutanasia.

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