BOSNIA-ERZEGOVINA. Costruzione di una chiesa a Sarajevo | ACS Italia

All’indomani della recente guerra che ha segnato la fine della Yugoslavia – e che è costata la vita a circa 250.000 persone -, la ripartizione post-bellica del territorio sancì che circa 2milioni di persone dovessero forzatamente abbandonare la propria terra e la propria casa. Numerosi conventi, chiese, case parrocchiali ed edifici di culto vennero deliberatamente distrutti. In molte zone sono ancora ben visibili queste “ferite di guerra” e soprattutto per i cattolici – che sono di etnia croata –  le difficoltà non sono ancora terminate: costoro cercano il più possibile di resistere e far rispettare, in un contesto di crescente islamizzazione, i propri diritti come cittadini e come cattolici.

La ripresa della vita ecclesiale è molto difficile non solo perché la ricostruzione di chiese e centri parrocchiali costa molti soldi, ma anche perché è fortemente ostacolata dalle autorità locali; anche la comunità internazionale sembra aver abbandonato i cattolici a se stessi. Nessuna difficoltà ha invece trovato la costruzione, con denaro proveniente in Bosnia-Erzegovina dall’Arabia Saudita, di 200 nuove moschee.

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