CASO ODIFREDDI/ Per Repubblica Israele non è come i nazisti, ma la Chiesa sì

Augusto Lodolini giovedì 22 novembre 2012
La tragedia in corso attualmente nella Striscia di Gaza e in Israele (sì, in entrambi) ha fatto un’altra vittima, molto meno seria in quanto solo mediatica, ma che rischia aver più spazio che non le vittime reali. Parlo di Piergiorgio Odifreddi, del suo incomprensibile post in cui paragona Israele ai nazisti e invoca un tribunale internazionale per Netanyahu, e del suo “gran rifiuto” a continuare il suo blog su Repubblica, dopo che il suo post è stato cancellato.

Ovviamente si è scatenato subito il dibattito su libertà d’espressione contro censura, sul diritto di pubblicare ciò che si pensa e sul diritto del direttore della testata di rifiutare, o cancellare, un articolo, visto che ne ha poi la responsabilità oggettiva, con le immancabili citazioni del solito Voltaire.

Prima di vedere cosa il nostro matematico aveva scritto, vorrei citare un passo interessante del successivo post di addio ai suoi lettori: “Immagino che il direttore del giornale e i curatori del sito abbiano spesso ricevuto lagnanze, molte delle quali probabilmente in latino. Ma devo riconoscere loro di non averne mai lasciato trasparire più che un vago sentore, e di aver sempre sposato la massima di Voltaire: ‘Detesto ciò che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto di dirlo’. Mai e sempre, fino a ieri, quando anche loro hanno dovuto soccombere di fronte ad altre lagnanze, questa volta sicuramente in ebraico”.

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