«Chiese in Medio Oriente non abbiate paura» | Chiesa | www.avvenire.it

Nell’attuale “contesto difficile e talvolta doloroso” è proprio il momento di “celebrare la vittoria dell’amore sull’odio, del perdono sulla vendetta, del servizio sul dominio, dell’umiltà sull’orgoglio, dell’unità sulla divisione”. Lo ha detto il Papa firmando, nella basilica greco-melkita di St. Paul ad Harissa, l’Esortazione apostolica “Ecclesia in Medio oriente”, testo conclusivo del sinodo dei vescovi per il Medio oriente svoltosi in Vaticano nel 2010.

Alla cerimonia erano presenti il patriarca dei greco melkiti Gregorios III Laham, il presidente della Repubblica Michel Suleiman e la consorte, i patriarchi e i vescovi del Libano, una delegazione ortodossa e una musulmana. “Considerando la situazione attuale delle Chiese in Medio oriente – ha detto ancora Benedetto XVI – i padri sinodali hanno potuto riflettere sulle gioie e le pene, i timori e le speranze dei discepoli di Cristo che vivono in questi luoghi. Tutta la Chiesa – ha aggiunto – ha potuto ascoltare il grido ansioso e percepire lo sguardo disperato di tanti uomini e donne che si trovano in situazioni umane e materiali ardue, che vivono forti tensioni nella paura e nell’inquietudine, e che vogliono seguire Cristo, Colui che dà senso alla loro esistenza, ma che spesso ne sono impediti”.

Benedetto XVI ha anche lanciato un “appello pressante” a porre in atto gesti “simili a quelli dell’imperatore Costantino che ha saputo testimoniare e far uscire i cristiani dalla discriminazione”. “È provvidenziale – ha detto il pontefice – che questo atto abbia luogo proprio nel giorno della Festa dell’Esaltazione della Santa Croce, la cui celebrazione è nata in Oriente nel 335, all’indomani della Dedicazione della Basilica della Resurrezione costruita sul Golgota e sul sepolcro di Nostro Signore dall’imperatore Costantino il Grande, che voi venerate come santo. Fra un mese si celebrerà il 1700* anniversario dell’apparizione che gli fece vedere, nella notte simbolica della sua incredulità, il monogramma di Cristo sfavillante, mentre una voce gli diceva: “In questo segno, vincerai!”. Più tardi, Costantino firmò l’editto di Milano, e diede il proprio nome a Costantinopoli”. Prendendo spunto dalla festa liturgica dell’Esaltazione della Croce, molto sentita in Libano, il pontefice ha sottolineato come la “follia della Croce” sia “quella di saper convertire le nostre sofferenze in grido d’amore verso Dio e di misericordia verso il prossimo; quella di saper anche trasformare degli esseri attaccati e feriti nella loro fede e nella loro identità, in vasi d’argilla pronti ad essere colmati dall’abbondanza dei doni divini più preziosi dell’oro”. “Non si tratta di un linguaggio puramente allegorico – ha sottolineato -, ma di un appello pressante a porre degli atti concreti che configurano sempre più a Cristo, atti che aiutano le diverse Chiese a riflettere la bellezza della prima comunità dei credenti; atti simili a quelli dell’imperatore Costantino che ha saputo testimoniare e far uscire i cristiani dalla discriminazione per permettere loro di vivere apertamente e liberamente la loro fede nel Cristo crocifisso, morto e risorto per la salvezza di tutti”.

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