CINA Henan: nuovi limiti alla libertà religiosa dei cattolici

11/07/2018, 11.25

Tutti i dati dei fedeli dovranno essere schedati, vietato l’utilizzo di luci esterne nei luoghi di culto, divieto ai minorenni di entrare in chiesa e obbligo di cantare l’inno cinese ad ogni celebrazione. La polizia ogni domenica presidia le entrate delle chiese. Nella provincia dello Henan vive il 10% dei cattolici cinesi. Aumentata da quest’anno la repressione e il controllo contro i cattolici in Cina.

Pechino (AsiaNews) – Il governo cinese approva misure sempre più restrittive contro i cattolici nella provincia centrale dello Henan. Come riporta  Églises d’Asie, sono state imposte cinque nuove regole. Queste impongono ai religiosi che operano nella provincia di raccogliere dati e informazioni sui propri fedeli. Lo afferma un sacerdote della diocesi di Zhengzhou che ha ricevuto l’ordine di registrare e dichiarare il numero dei fedeli e le loro rispettive condizioni socio-economiche. Secondo il religioso questo “censimento” potrebbe essere “pericoloso per le famiglie più povere”.

Un altro consacrato della stessa provincia afferma infatti di aver ricevuto l’ordine dell’autorità municipale di raccogliere i dati sulla composizione della comunità, in particolare quelli delle famiglie povere. “È totalmente irresponsabile. Dietro a questa manovra, si cela l’intenzione, non dichiarata, di proibire l’accesso ai sussidi pubblici alle persone a basso reddito che praticano il cattolicesimo” denuncia il prete, che desidera rimanere anonimo per timore di rappresaglie. Le cifre del Pew Institute indicano che oggi ci sono dieci milioni di cattolici in Cina, il 10% dei quali concentrati nella provincia dell’Henan.

“Ora dobbiamo solo aspettare l’ispezione. Vedremo cosa dicono, prima di decidere cosa fare” aggiunge un sacerdote della diocesi di Luoyang. Egli è preoccupato di ciò che  le autorità intendono fare con i dati raccolti. Il governo afferma che il nuovo regolamento è destinato a migliorare il modo in cui vengono gestite le chiese e altri siti religiosi. Il sacerdote ritiene che sia più un pretesto per limitare e reprimere l’attività religiosa nella provincia. Egli spiega che le autorità hanno visitato la sua chiesa l’1 luglio e gli hanno consegnato una circolare intitolata “Avviso speciale di emergenza”.

L’avviso contiene cinque punti. In particolare si chiede di registrare e dichiarare il numero e la situazione dei fedeli. Ai preti è stato anche chiesto di riferire alle autorità locali eventuali minori che entrano negli edifici religiosi, nonché qualsiasi installazione di luci al neon o recinti nei luoghi di culto. Un altro punto afferma che l’elenco dei membri del clero deve essere affisso anche nelle parrocchie in modo che le autorità possano verificare chi ha il permesso per predicare. Un terzo punto dice che la bandiera cinese deve essere esposta sempre in tutti i luoghi di culto e che l’inno nazionale deve essere cantato durante ogni celebrazione. Le ultime due direttive riguardano le nuove norme sugli affari religiosi e le statistiche per migliorare i registri comunali. I membri dell’ufficio “progetto speciale” devono effettuare visite senza preavviso alle chiese della provincia, ogni volta che lo ritengano necessario, per garantire il rispetto delle nuove regole.

Quest’anno, gli sforzi per sopprimere la religione nella provincia si sono intensificati. Fin dal Capodanno cinese, a metà febbraio, è stato segnalato ai cattolici il divieto di pubblicare poesie sulla soglia di casa (questi versi, che sono scritti in nero e oro su carta rossa, vengono esposti alle porte di case per il nuovo anno e spesso i cattolici usano versi del Vangelo). Inoltre sono stati chiusi asili e chiese. Il 24 aprile, le autorità della città di Diandian, nella contea di Shangcai, hanno inviato due ufficiali per sigillare l’ingresso della chiesa cattolica di Gadazhang nella diocesi di Zhumadian. Una fonte ha riferito che la chiusura faceva parte di una nuova misura del Partito Comunista.

Dopo l’approvazione delle nuove regole sugli affari religiosi del 1 febbraio, ai minori è stato negato l’accesso ai luoghi di culto. Da allora, ogni domenica, le auto della polizia presidiano l’entrata delle chiese. Le autorità dello Henan hanno anche distrutto la lapide del vescovo Li Hongye, che era stato nominato dal Vaticano, ma non era stato riconosciuto dal governo.

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