Cina, la storica visita del Patriarca Kirill – Vatican Insider

Il capo della Chiesa Ortodossa di Mosca ricevuto dal Presidente Xi Jinping cerca nuovi spazi, si consolida un nuovo asse Mosca- Pechino

Gianni Valente

La visita ufficiale cinese del Patriarca di Mosca Kirill ha avuto un’overture di grande momento: ieri, nella Grande Sala del Popolo di Pechino, il capo della Chiesa ortodossa russa ha avuto il privilegio di essere ricevuto dall Presidentre cinese Xi Jinping.  «Voi siete il primo Patriarca di Mosca e il primo supremo capo religioso russo a visitare il nostro Paese» ha detto Xi rivolto a Kirill, presentando questo fatto inedito come «una chiara manifestazione dell’alto livello e della qualità delle relazioni tra Cina e Russia». Durante il colloquio, secondo l’agenzia RIA Novosti anche Kirill ha fatto cadere l’accento sulla «speciale relazione cresciuta tra Russia e Cina negli anni recenti».

La corposa delegazione patriarcale – 80 membri – rimane a Pechino fino a domani, quando Kirill celebrerà la Divina Liturgia nella chiesa ortodossa che sorge all’interno dell’ambasciata russa. Poi Kirill e seguito si trasferiranno a Harbin, nella Cina nord-orientale, dove è concentrata la più popolosa comunità  di immigrati russi. La visita si concluderà il 15 maggio a Shanghai.

Già dalle formule e nei gesti rituali propri dell’ufficialità si possono cogliere la portata dell’incontro e le sue implicazioni, anche riguardo al futuro dei rapporti tra la Cina e le altre Chiese cristiane.

Recandosi in Cina, Kirill ha riconosciuto come interlocutori non aggirabili i responsabili e gli apparati che gestiscono la politica religiosa imposta dal Governo e dal Partito cinesi. Ad attenderlo all’areoporto c’era il numero due dell’Amministrazione statale per gli Affari religiosi (SARA), l’organismo da cui era partito l’invito ufficiale di visita rivolto a Kirill. In ballo c’è l’inserimento del cristianesimo ortodosso tra le confessioni ufficialmente riconosciute dallo Stato, che potrebbe favorire una più solida strutturazione dell’Ortodossia di obbedienza moscovita nel territorio cinese, nel pieno ossequio delle regole imposte dalla politica religiosa dele autorità civili. I cristiani di confessione ortodossa in Cina al momento non sono più di 20mila. Il clero stabile si riduce a due anziani preti residenti a Shanghai.

Gli accenni di Xi e Kirill ai buoni rapporti tra Cina e Russia confermano che anche la visita patriarcale in Cina va letta nel contesto del sempre più solido allineamento geopolitico in atto tra Mosca e Pechino. I leader cinesi riconoscono la Chiesa ortodossa come un fattore rilevante dell’attuale protagonismo russo sullo scacchiere mondiale, prendendo atto della sua connessione con i circuiti del potere putiniano. Sulla Cina è aperta anche una partita tutta intra-ortodossa: il gigante cinese rappresenta un asset strategico nei progetti d’espansione dell’Ortodossia russa, anche lì in competizione con il Patriarcato ecumenico di Cotantinopoli (che nel 2008 ha rivendicato la giurisdizione su tutto il Celeste Impero alla propria metropolia di Hong Kong). Al seminario teologico di Khabarovsk, ai confini con la Cina, si studia il mandarino per preparare chierici alla missione di là dalla Grande Muraglia.

Nel giugno 2012, a realizzare un’importante visita in Cina era stato il metropolita Hilarion di Volokolamsk, “ministro degli esteri” del Patriarcato di Mosca. Quella volta Hilarion aveva incontrato anche il vescovo cattolico illegittimo Joseph Ma Yinglin, presidente del Collegio episcopale cinese (organismo non riconosciuto dalla Santa Sede), che in quella occasione aveva indirizzato proprio al Patriarca Kirill un invito a visitare la Cina e incontrarsi con gli studenti cattolici cinesi.

L’esito del viaggio di Kirill in Cina può rappresentare un test interessante anche per la Chiesa cattolica. Un eventuale nuovo incontro tra Kirill e qualche vescovo cattolico ordinato illegittimanente urterebbe le sensibilità dei Palazzi vaticani sul nodo spinoso delle ordinazioni episcopali illegittime. D’altro canto, il ricevimento accordato a Kirill dalla massima autorità di un Paese dove ancora vige l’ateismo di stato può rappresentare un indizio eloquente che anche a Pechino la gestione dei rapporti con i capi delle Chiese cristiane – a partire dalla Chiesa cattolica –  vive una fase attendista, aperta anche a una ripresa di dialogo a alti livelli.

Fonte: Cina, la storica visita del Patriarca Kirill – Vatican Insider.

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