Come perle ai porci

(Giulio Meotti su Il Foglio del 28-02-2013) Parla l’erede di Gadamer, Robert Spaemann: “Un’Europa decristianizzata sarà terribile”.

“Una chiesa sulla difensiva è una chiesa finita”. Così Robert Spaemann, che è stato a lungo compagno di ricerche e di studi dell’allora professor Joseph Ratzinger, commenta la crisi di legittimità della chiesa cattolica sulla questione degli abusi sessuali a ridosso del nuovo Conclave. Massimo studioso e critico tedesco della modernità, premio Karl Jaspers, capostipite di una generazione di pensatori che ha vissuto la temperie nazionalsocialista, Spaemann è l’erede della prestigiosa cattedra che fu di Hans-George Gadamer a Heidelberg.

A Spaemann, l’unico studioso occidentale, assieme a Jürgen Habermas e Richard Rorty, ammesso a far parte dell’Accademia cinese delle Scienze sociali, si devono alcune fra le più radicali sentenze del pensiero contemporaneo, a cominciare da quella per cui “non c’è etica senza metafisica”, e la denuncia dello “sguardo del medico di Auschwitz” nella manipolazione genetica.

“La chiesa è intimidita”, dice al Foglio Spaemann, autore di numerosi scritti di etica e di filosofia politica e salutato dalla stampa tedesca come il “Verteidiger der Menschenwürden”, il difensore della dignità umana. “Gli abusi sessuali sono ovunque, dentro e fuori dal clero. Ma una parte della chiesa ha cercato di coprirli perché avrebbero danneggiato l’‘immagine’ del Vaticano.

Il cardinale Joseph Ratzinger è stato uno dei più fermi oppositori di questa pratica permissiva. Il suo principio è sempre stato ‘la verità prima di tutto’. ‘Ecclesia sempre reformanda’ è l’altro principio, c’è sempre bisogno della riforma. Il problema è un altro, cioè che dentro alla chiesa ci sono gruppi che hanno monopolizzato l’interpretazione di questa riforma attraverso una serie di mantra: ordinazione delle donne, elezione dei vescovi da parte dei laici, no al celibato, benedizione dei ‘matrimoni’ omosessuali, comunione per i divorziati, sì ai contraccettivi.

In altre parole la totale capitolazione allo ‘zeitgeist’, lo spirito del tempo, che altro non è che l’emancipazione secolarista”. Secondo Spaemann, già docente in numerose università del mondo tra cui la Sorbona e dal 1992 professore emerito alla Ludwig-Maximilians-Universität di Monaco di Baviera, così facendo la chiesa cattolica è stata messa nell’angolo e rischia di morire d’indifferenza. “Se la chiesa resta in silenzio, se è umile e sulla difensiva, ma non passa all’offensiva, resta senza potere.

I cardinali devono proclamare la parola di Dio, non la propria. Devono mettere sotto accusa una società che distrugge se stessa. Quindi devono prima di tutto porre fine a questa serie di autoscuse e alla trivializzazione delle Scritture. Devono porre fine alla loro interpretazione della cristianità come una compagnia di amici”. “La chiesa ha nutrito false aspettative” Alcune settimane fa, all’Università Santa Croce di Roma, è stata celebrata una giornata in onore di Spaemann, di cui è stato presentato il testo più famoso pubblicato dalle edizioni Ares, “Fini naturali” (con la prefazione del cardinale Camillo Ruini).

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