Come si diffama un Papa

di Robi Ronza

La scena in cui Maurizio Crozza irride a Benedetto XVI – andata in onda nella sua trasmissione televisiva su La7 dello scorso venerdì 22 febbraio – merita di venire conosciuta ed esaminata, malgrado sia ripugnante, perché è a modo suo esemplare. E’ infatti un esempio di quanto la satira (di per sé un genere letterario-teatrale di grande tradizione) possa cadere in basso quando viene usata come strumento per diffamare e per calunniare impunemente.

 

“Scherza coi fanti e lascia stare i santi” è un antico proverbio che conserva ancora tutta la sua sapienza; e che dovrebbe spingere anche il più graffiante dei giullari a pensarci due volte prima di prendere di mira un’autorità morale di rilievo planetario come il Papa, per di più impersonata da una figura della statura umana e intellettuale di Benedetto XVI. Ciò premesso, non è tuttavia su questo che intendo qui soffermarmi bensì appunto sulla degradazione della satira a modo per diffamare e calunniare impunemente. Una degradazione di cui purtroppo Crozza, che è pur un comico di qualità, ora sta dando sempre più spesso prova.

Lo schema è il seguente: il comico inizia il suo numero con un sermone nel corso del quale, anche con l’aiuto di montaggi di immagini e testi (ad esempio titoli d’effetto de la Repubblica e di altre fonti avvelenate del genere), fornisce al suo pubblico tra allusioni e ammiccamenti notizie false o tendenziose spacciandole per indiscutibili.

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