“Contro di me hanno vinto i taglialingue, ma presto vinceranno i tagliagole”. Intervista a Magdi Allam | Qelsi

Di Riccardo Ghezzi, il 30 agosto 2014

“Islamofobia”. Con questa accusa l’ordine dei giornalisti ha aperto un procedimento nei confronti di Magdi Allam, attualmente europarlamentare, peraltro ex musulmano convertitosi al cristianesimo nel marzo 2008. Già, è proprio lui, l’italo-egiziano Magdi Allam a dover rispondere dell’accusa di “Islamofobia”, in seguito ad un esposto presentato all’ordine dei giornalisti dall’Ucoii, l’Unione delle comunità islamiche d’Italia. Ora Allam rischia una sanzione, che può consistere in un semplice richiamo, in una sospensione o addirittura nella radiazione dall’ordine.
La condanna a Magdi Allam potrebbe anche avere implicazioni sul modo di trattare la questione islamica e soprattutto le tematiche mediorientali. La stampa italiana, e non solo, potrà farlo ancora liberamente?
Il diretto interessato esprime dubbi.

Magdi Allam, facciamo il punto della situazione. Cosa è accaduto con l’ordine dei giornalisti?
L’ordine dei giornalisti ha avviato un procedimento nei miei confronti. Mi vengono contestati formalmente 4 punti: il primo è quello sostanziale, vengo accusato di aver scritto articoli “islamofobici” nel periodo compreso tra il 22 aprile e il 5 dicembre 2011. I punti 2-3-4 sono invece della autentiche assurdità. Mi si accusa, nel punto 2, di aver violato l’obbligo di esercitare la professione con dignità e decoro; nel punto 3 di non aver rispettato la mia stessa reputazione e di aver compromesso la dignità dell’ordine; nel punto 4 di non aver rispettato il mantenimento del rapporto di fiducia tra stampa e lettore”.
E Lei come risponde a queste accuse?
“Voglio fare alcune riflessioni solo sul punto uno, essendo gli altri tre delle semplici idiozie allo stato puro su cui non voglio neppure soffermarmi”.
L’accusa di “Islamofobia”. Parliamo di questo, allora.
“Sostanzialmente è accaduto che il legale dell’Ucoii, la più radicata organizzazione islamica in Italia, ha presentato un esposto contro di me. Luca Bauccio, l’avvocato, oltre ad essere il legale dell’Ucoii è anche uno strenuo militante della causa palestinese e islamica. Tale esposto è stato archiviato dall’ordine dei giornalisti del Lazio nel 2013, ma Bauccio ha fatto ricorso e il consiglio di disciplina dell’ordine dei giornalisti ha deciso in questi giorni di accogliere il ricorso e avviare un procedimento contro di me.

L’Ucoii chiede, l’Ordine accontenta. Non è tranquillizzante.
Bisogna tenere presente innanzitutto che in Italia non esiste il reato di “islamofobia”, in secondo luogo che quando Papa Benedetto XVI era stato presentato come “il pastore tedesco”, con riferimento al cane, nella prima pagina di un noto giornale italiano, l’Ordine non si era mosso. A questo punto l’obiettivo di una mia condanna, quando avverrà, da parte dell’ordine può essere soltanto uno: far passare il messaggio che l’Islam non possa essere criticato a mezzo stampa, altrimenti si è islamofobici.
Siamo al divieto di critica?
Di fatto sarà così, verrà introdotto questa sorta di reato di “Islamofobia” e l’Islam non si potrà più criticare. Quando si scriveranno articoli contro il terrorismo islamico o i fondamentalisti bisognerà sempre premettere o specificare che l’Islam in ogni caso è buono, è una bella religione che non ha nulla a che fare con questi fenomeni estremisti. E sarà un ulteriore passo dopo che nel 2007 l’Ordine, assieme alla Federazione della Stampa italiana e all’Alto Commissario per i rifugiati – che all’epoca era Laura Boldrini, – ha creato la Carta di Roma che ha di fatto modificato il lessico della stampa: è quasi impossibile, ad esempio, parlare di “clandestini”. Bisogna utilizzare formule come “migranti” o “richiedenti asilo”.

Si può parlare di vittoria della censura?
Vincono i taglialingue, ma dopo i taglialingue gioiranno ancora di più i tagliagole. I terroristi islamici, come oggi quelli dell’Isis. Bisogna anche capire che il terrorismo è un prodotto di una lunga filiera, quindi è ben radicato.
Cosa intende?
Il ministro dell’Interno, Angelino Alfano, ha rivelato che ci sarebbero ben 50 terroristi islamici che hanno cittadinanza italiana. Attenzione, si tratta perlopiù di ex cattolici convertiti. Questo significa che dietro a queste 50 persone ce ne sono altre migliaia. Il problema non si riduce quindi solo a quei 50, ma consiste in tutta la filiera intorno. All’organizzazione e a chi è in contatto con loro.

Come nel caso degli Imam che vengono espulsi…
Il più recente è l’Imam di San Donà di Piave, espulso perché predicava odio contro gli Ebrei. E’ stato scoperto solo casualmente, grazie ad un video. Ma quanti erano ad ascoltare e condividere le sue parole? Almeno un’ottantina di persone. Nessuno dei presenti ha subito sanzioni, è stato sentito e men che meno identificato. Ecco perché parlo di filiera.
Insomma, rischiamo di imitare la Gran Bretagna, che per anni non ha denunciato violenze sessuali su minori commesse da pakistani per non sembrare “razzista”?
Esatto. Il rischio è questo. E la condanna a me sarà un primo avvertimento.

Fonte: “Contro di me hanno vinto i taglialingue, ma presto vinceranno i tagliagole”. Intervista a Magdi Allam | Qelsi.

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