Convertiti purchè maturi – Vatican Insider

Chi si converte non è psicologicamente instabile, parola de “La Civiltà Cattolica”

Fabrizio Mastrofini
La conversione è un processo psicologico complesso, del tutto individuale, che non dipende dall’autosuggestione o dalla pressione dell’ambiente o dall’educazione ricevuta. Ne parla diffusamente un articolo di Giovanni Cucci, gesuita, sull’ultimo numero de La Civiltà Cattolica. Non sono molte le volte in cui l’autorevole rivista dei gesuiti si sofferma su tematiche psicologiche. Questa volta lo fa per ementire prima di tutto ogni «riduzionismo» di tante psicologie e di tanti psicologi che pretendono di spiegare la conversione sulla base di un approccio che «squalifica» la dimensione religiosa e la relega nell’ambito dello squilibrio mentale.

Con grande citazione di autori e scuole, Cucci evidenzia il vasto spettro di applicazione del concetto di «normalità»; l’impressione – scrive – è che «a seconda della concezione di salute mentale scelta dall’autore, varierà anche di molto  la valutazione circa il possibile legame tra religiosità ed equilibrio psichico». Cucci presenta quindi prospettive teoriche ed autori che hanno studiato l’effetto della pressione sociale sulle persone per giungere alla conclusione che per quanto importanti, le pressioni di un gruppo non costituiscono l’elemento decisivo per un cambiamento profondo. Le ricerche effettuate ci dicono che l’elemento «discriminante» è «la maturità della persona». Dai gruppi – e qui si citano autori come David Yalom, M. A. liebermann e M. D. Miles – si riceve sostegno e conforto emotivo ma non la spinta ad un cambiamento profondo.

La conversione dunque «risulta difficilmente comprensibile sulla base della semplice pressione del gruppo; anche se la comunità rimane un elemento essenziale della vita di fede, ciò non è mai sufficiente per decidersi per essa». Padre Cucci si ripromette di esaminare l’aspetto strettamente psicologico della convrsione «in un prossimo contributo». Nell’attesa anticipa un’indicazione per i formatori nei seminari e in generale per tutti colo che hanno a che fare con giovani che chiedono di entrare nel sacerdozio o nella vita consacrata. «Nella conversione si manifesta la caratteristica spirituale dell’essere umano» e dunque occorre «una più corretta lettura di un’esperienza, anche religiosa, mettendo in guardia da una pratica a puro scopo consolatorio, in fuga dai problemi ordinari, modalità tutt’altro che assenti in alcune esperienze comunitarie religiose».

Allora sarebbe interessante se La Civiltà Cattolica aprisse un ampio dibattito confrontandosi con le correnti più aggiornate della psicologia cognitivo-comportamentale. Per esempio con l’orientamento «sistemico» che si occupa delle strategie adottate dalle persone per costruirsi la propria «mappa» del mondo ed autoconvincersi che sia quella giusta. Salvo poi entrare in  quei comportamenti ripetuti – «le profezie che si autoavverano» o le «tentate soluzioni» attuate per risolvere una situazione – che bloccano le persone in situazioni dolorose o strade senza uscita. Un orientamento che potrebbe collaborare  in modo proficuo proprio sul tema della maturità della persona, tanto caro a Cucci in questo articolo. Oppure con l’Analisi Transazionale, che si è rivelato un approccio molto utile per mettere a fuoco e «curare» le interazioni quando diventano rigide ed eccessivamente gerarchiche. Soprattutto nei contesti – lavorativi ma anche ecclesiali – in cui la gerarchizzazione è molto rigida.
Cucci G., Conversione e autosuggestione in: «La Civiltà Cattolica» 2013 III pp. 357-371.

Per saperne di più:
Nardone G., L’arte del cambiamento, Tea, Milano 2010.
Crea G., Ri-umanizzare la psicoterapia, Libreria Ateneo Salesiano, Roma 2013.

Fonte: Convertiti purchè maturi – Vatican Insider.

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