Copti: chi sono.

Le tristi vicende egiziane di questi giorni hanno riportato alla ribalta una storica comunità cristiana, quella dei copti, le cui origini sono certamente apostoliche. Il termine “Copti” deriva dal nome latino dell’Egitto, Aegyptus, e significa semplicemente“egiziani”. I cristiani dell’Egitto si ritengono infatti i veri egizi, cioè gli eredi degli abitanti storici della valle del Nilo, schiacciati dall’orda islamica nel VII secolo. Il patriarcato di Alessandria d’Egitto fu fondato, secondo la tradizione, dall’evangelista Marco, discepolo di S. Pietro, e viene

da sempre ritenuto uno dei maggiori della Cristianità. Nelle processioni dei concili ecumenici, il patriarca alessandrino precedeva immediatamente il Pontefice romano.

Da ciò derivò una certa rivalità di Alessandria nei confronti di Roma nei primi secoli cristiani, ma anche un mutuo soccorso durante le grandi dispute cristologiche del secolo IV. S. Atanasio (295-373), eroico difensore della retta dottrina contro l’arianesimo, trovò rifugio in Italia nel corso dei suoi esili. Atanasio non è l’unica grande personalità legata alla Chiesa copta egiziana.

Egiziano è anche quell’Antonio abate (250-356), così tanto festeggiato dai contadini delle nostre terre, all’origine, secondo la tradizione, del monachesimo orientale e del monachesimo tout-court. Per non parlare poi di S. Cirillo di Alessandria (370-444), il cui ministero patriarcale (385-444), svoltosi all’epoca del concilio di Efeso (431), è stato spesso calunniato in merito all’uccisione, da parte di fanatici, della filosofa neoplatonica Ipazia (415). Se è ormai certo che gli assassini presero solo a pretesto la predicazione antipagana di Cirillo per compiere un gesto contrario al Vangelo, la figura di Cirillo rimane indissolubilmente legata proprio al celebre concilio in Asia Minore, durante il quale la Madonna fu riconosciuta “Madre di Dio” e la devozione popolare a lei tributata fu ufficialmente sdoganata. Cirillo fu infatti uno dei massimi sostenitori del titolo mariano, perché rendeva molto meglio, rispetto alla definizione dell’eretico Nestorio (“Madre di Cristo”), il fatto che Cristo possieda due nature, una umana ed una divina. Pochi decenni dopo, morto Cirillo, nonostante questa forte presa di posizione Alessandria cadde nella rete di un’altra eresia, il monofisismo, che sosteneva di Cristo solo la natura divina. L’Egitto rifiutò le decisioni del concilio di Calcedonia (451), che condannava il monofisismo seguendo con entusiasmo le indicazioni di Papa Leone Magno (440-461). Da quel momento cominciò un lento isolamento del patriarcato di Alessandria rispetto all’evoluzione sia di Roma che di Costantinopoli. I dissensi teologici favorirono anche lo scollamento politico dall’Impero bizantino, cosicché furono i monofisiti ad aprire, incoscientemente, le porte agli Arabi nel 641. Cominciarono così i tragici secoli dell’oppressione islamica. I nuovi dominatori non tardarono a far capire di che pasta erano fatti. Come in tutti i Paesi toccati dal’islam, il potere fu integralmente assunto dai musulmani, che divennero gli unici veri cittadini. I cristiani furono gravati di imposte e ridotti in una posizione di subalternità agli islamici. Il martirio cominciò a diventare un fenomeno tristemente noto alla popolazione cristiana, con diverse ondate di persecuzione anticristiana che si sono succedute fino ai giorni nostri. Le comunicazioni con l’Occidente cessarono del tutto a partire dal VII secolo, tanto che i Papi ritenevano la sede di Alessandria sguarnita e presero ad affidarla, come prelatura nullius, ai cardinali di Curia. L’ultimo a ricoprire tale titolo senza poter raggiungere la propria sede fu il milanese Paolo Ballerini, che ottenne tale incarico nel 1867 come onorificenza consolatoria in seguito alla rinuncia alla cattedra di Milano (1859-67), che aveva retto in semi-clandestinità a causa dell’ostilità dei Savoia. La Chiesa cattolica pensava di dover ricominciare da zero per quanto riguardava l’Egitto. S. Francesco d’Assisi (1182-1226), nella sua celebre missione ad Alessandria nel 1219, agì in totale autonomia dalla comunità cristiana locale, dalla quale lo separavano remore dottrinali molto più rilevanti di quelle intercorrenti tra Roma e Costantinopoli. Tramite la predicazione dei francescani e dei gesuiti, in epoca ottomana sorsero piccole comunità cattoliche in Egitto. La conversione al Cattolicesimo del vescovo copto di Gerusalemme Amba Athanasius nel 1741 permise invece di constatare che i cristiani dell’Egitto esistevano ancora ed in gran numero. Il vescovo copto cattolico di Gerusalemme fu investito dell’incarico di vicario apostolico anche per i copti egiziani, finché, nel 1895, Leone XIII non costituì patriarca d’Egitto Cirillo Makarios (1895-1908). Confermando la tradizione dei secoli precedenti, il patriarca cattolico dei copti è quasi sempre stato elevato alla porpora cardinalizia. I copti “ortodossi”, cioè quelli non in comunione con Roma, costituiscono oggi l’11% della popolazione egiziana. Amano definirsi “miafisiti”, distinguendosi dal monofisismo classico, nel senso che vedono in Cristo l’unica natura del Verbo incarnato. Alla fine della Messa, i copti sono soliti recitare una formula in cui sostengono che le due nature di Gesù (Dio e uomo) “non si sono separate nemmeno per un attimo o battito di ciglia”. La professione di fede è equipollente al Credo niceno-costantinopolitano e qui si capisce come ormai, dal punto di vista della cristologia, si è alla sola differenza di linguaggio (filosofico. La substantia latina), perché il concetto è stato capito e pure ratificato in una dichiarazione comune sottoscritta da Shenouda III di Alessandria e dal beato Giovanni Paolo II il 12 febbraio 1988. Come ostacolo tra loro e noi rimane soltanto il mancato riconoscimento al vescovo di Roma della plenitudo potestatis dottrinale e disciplinare su tutte le altre Chiese. L’attuale patriarca (per loro “papa”) dei copti è Tawadros II, eletto il 18 novembre 2012. La successione apostolica dei copti ortodossi è ininterrotta. Tawadros risulta essere il 118° successore di S. Marco evangelista. Conservata inalterata anche la tradizione monastica egiziana. I copti cattolici aderiscono totalmente alla dottrina cattolica e seguono dal punto di vista disciplinare le tradizioni orientali. Di conseguenza, possono essere ordinati sacerdoti degli uomini sposati, ma i vescovi vengono sempre scelti tra i monaci. Il clero è formato presso il Seminario patriarcale del Cairo significativamente intitolato a S. Leone Magno, il grande vincitore di Calcedonia. Le diocesi cattoliche in Egitto sono Alessandria, Assiut, Guizeh, Ismailia, Luxor, Minya, Sohag. La liturgia copta risplende della solennità tipica dei riti orientali. L’altare è cinto da alte iconostasi, è rivolto ad Oriente e circondato da incensi, tuttavia, come in tutte le liturgie africane antiche, si vede ugualmente una preferenza per l’Occidente in rivalità con Costantinopoli. Le preghiere eucaristiche ed i paramenti liturgici sono del tutto locali e nell’iconografia i copti non disdegnano di seguire, talvolta, modelli europei. Il calendario liturgico copto comincia il 29 agosto (11 settembre del calendario gregoriano) e suddivide i 12 mesi dell’anno in 3 stagioni da 4 mesi. Alla fine dell’anno si aggiunge un mese supplementare di 6 giorni per attenuare gli effetti dello sfasamento del calendario giuliano rispetto a quello riconosciuto a livello universale. I copti egiziani non sono da confondere con gli etiopi. In Etiopia, per effetto della devozione all’Arca dell’Alleanza, che un’antica leggenda vuole conservata nelle chiese di Axum, i cristiani hanno assunto costumi ebraici come la circoncisione, il rispetto del sabato e la distinzione tra carni pure ed impure. Le persecuzioni anticristiane hanno portato numerosi copti sulle nostre coste. si contano circa 50.000 copti in Italia, prevalentemente in Lombardia e Friuli. A Milano i copti si riuniscono nella chiesa di S. Pietro Celestino (via Senato). Durante la visita del patriarca Bartolomeo I di Costantinopoli, anche Tawadros II si è portato a Milano per incontrare i fratelli nell’episcopato e ha ringraziato l’arcivescovo di Milano, card. Angelo Scola, per l’aiuto che la Chiesa cattolica, specie italiana, offre ai cristiani che soffrono persecuzioni. Del resto, ci sono antichissimi legami tra Milano e l’Egitto. Quando nel 355 un imperatore ariano depose Atanasio dalla cattedra di Alessandria, l’arcivescovo di Milano S. Dionigi cercò di impedire che venisse utilizzata la sua cattedrale per l’iniquo conciliabolo. Ed anche Dionigi fu istantaneamente esiliato. Al suo posto fu messo l’ariano Aussenzio, nemico di Atanasio. Il dissenso teologico lacerò la comunità cristiana milanese per decenni, finché un provvidenziale tafferuglio non spinse il consularis di Milano a valicare la soglia della chiesa. Il militare si chiamava Aurelio Ambrogio.

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