La persecuzione dei cattolici in Cina

Un libro, nella sua estrema semplicità, insieme meraviglioso e terribile. Terribile come un bollettino di guerra, per la sequenza di persecuzioni, di ingiustizie, di sofferenze che racconta, dall’eccidio di trentatré monaci cistercensi di clausura del monastero di Yang Kia Ping nel 1947 alla morte di mons. Giuseppe Fan Xueyan, vescovo di Baoding, nel 1992, il cadavere lasciato sulla soglia di casa avvolto in un sacco di plastica col collo segnato dal filo di ferro che lo aveva strangolato, da Jang Zongxiu, giovane donna arrestata nel 2004 per aver fatto circolare Bibbie, morta in carcere per le percosse subite, all’interminabile litania – che non accenna a smettere di allungarsi – di sacerdoti e vescovi internati per decenni nei laogai. Ma terribile anche per l’accusa che lancia contro la tranquilla indifferenza degli occidentali, non esclusi molti cattolici, pronti a chiudere gli occhi davanti alle violenze e a credere troppo facilmente alle false professioni di liberalità del regime di Pechino. Che è disposto a tollerare le religioni – afferma il documento n. 19 del 1982 – “solo se sostengono il Partito comunista e la modernizzazione del paese”, e considera tutti gli interventi del Vaticano, anche quelli di Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI improntati alla più ampia disponibilità e a un sincero desiderio di dialogo, come “ingerenza di una potenza straniera”.

Al tempo stesso però un libro meraviglioso, nel senso proprio del termine, per la meraviglia che suscitano la letizia e la speranza con cui tanti cattolici perseguitati affrontano il martirio. Così padre Peter Zhang Gungjun, preso, picchiato, privato del sonno, inzuppato d’acqua nel gelido inverno cinese, ha raccontato che “durante quei giorni, nonostante i dolori fisici, ho pregato il rosario e ho detto Messa ogni giorno, in silenzio”. Così accade che le stesse guardie dei laogai, sorprese dalle fede dei prigionieri, si convertano. Così il numero dei fedeli è in continua crescita, e un prestigioso intellettuale come il premio Nobel Liu Xiaobo può scrivere: “Per quanto il mondo diventi sempre più materialista e pragmatico, finché ci sarà la meravigliosa presenza di Gesù, il mondo avrà bellezza, meraviglia ed entusiasmo”. Come sintetizza mons. Savio Hon Taifai, salesiano cinese messo da Benedetto XVI a capo della Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli: “Io sono cinese e vedere questa testimonianza di fratelli miei vescovi mi riempie di gioia e di conforto. Questi martiri rendono feconda la nostra evangelizzazione. Queste figure rimangono sempre come modelli di eroismo davanti a tutti i fedeli del mondo”.

Fonte: http://www.ilfoglio.it/recensioni/666

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