Cristiani d’opposizione

martedì 31 luglio 2012

Su una strada sterrata di Bayamo a più di 700 chilometri da casa sua. Così è morto Oswaldo Payá, il leader del Movimento cristiano di liberazione. Viaggiava su un’auto guidata dallo spagnolo Alfonso Carromero. Il governo cubano attribuisce a lui la morte di Payá, a causa della “velocità eccessiva” che stava tenendo: oltre 60 chilometri orari.

La vedova di Payá, Ofelia Acevedo, non si fida della versione ufficiale e chiede un’indagine indipendente. Non riesce a credere al fatto che si sia trattato di un incidente. La moglie del dissidente ricorda infatti che suo marito è stato minacciato molte volte di morte.

Payá, dopo la sua scomparsa, è ancora decisivo per il futuro di Cuba, come quando era vivo. E quel che accade a Cuba è sempre cruciale per l’America Latina. Enrique Krauze – il grande intellettuale messicano che ha pubblicato quest’anno “Redentores”, un libro in cui sintetizza la storia culturale dell’America che parla spagnolo – sostiene che tutti i grandi eventi sono cominciati sempre dall’isola. Come quando nel 1898 Cuba ha cessato di essere una colonia spagnola, dopo che gli americani si erano impegnati a levare di mezzo Madrid, segnando l’inizio del controllo yankee della regione. O come quando il trionfo della rivoluzione di Fidel Castro nel 1959 contrassegnò il declino dell’America liberale. La caduta del comunismo nell’isola, secondo Krauze, sarà dunque fondamentale per iniziare una nuova fase in tutta l’area.

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