«Cristiani e musulmani insieme contro la violenza» | Chiesa | www.avvenire.it

La pace così necessaria per il Libano e per il Medio Oriente ha tanti volti. Quello gioioso degli oltre 20mila giovani che accolgono il Papa sul piazzale del patronato maronita di Bkerké. Quello pieno di speranza della gente comune, cristiani e musulmani senza distinzione, che lanciano petali di fiori al passaggio della papamobile per le vie di Beirut dove non molti anni fa fischiavano pallottole e granate, i cui segni sono ancora visibili sui muri di molti palazzi. Quello serio ed attento dei politici, dei diplomatici e degli uomini di cultura che, riuniti nel palazzo presidenziale, ascoltano il discorso di Benedetto XVI e riflettono sul suo appello alla dignità umana, alla libertà religiosa e a «bandire la violenza verbale e fisica».

La pace, infine, ha il volto oggi cordiale dei capi delle quattro comunità musulmane (sunnita sciita, drusa e alawita), che incontrano il Pontefice in mattinata e insieme con lui lanciano di fatto un messaggio diametralmente opposto a quello dell’islam intollerante e fondamentalista che sta nuovamente incendiando la Regione. Sì, la pace ha tanti volti e tanti devono essere i suoi protagonisti. Ma alla fine di una giornata in cui il vescovo di Roma ha potuto incontrare in pratica tutte le categorie coinvolte nella difficile impresa, emerge con chiarezza che una sola è la strada da percorrere. «È tempo che musulmani e cristiani si uniscano per mettere fine alla violenza e alle guerre». Benedetto XVI lo dice in serata parlando ai giovani (scelta sicuramente non casuale, dato che spetterà a loro costruire il futuro), ma il messaggio è diretto a tutti e riguarda anche il presente con i suoi equilibri sempre delicati e talvolta – come in questi giorni – purtroppo anche infranti.

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