Cristiani in Egitto: la piaga dei rapimenti – Vatican Insider

A Minya il calvario dei cristiani copti: più di ottanta le persone rapite. Dottori e farmacisti i bersagli preferiti

Marco Tosatti

L’arresto di Morsi, e la stretta sui Fratelli musulmani ha avuto come una delle conseguenze collaterali il moltiplicarsi di attacchi contro i cristiani copti, facile bersaglio per i radicali islamici alla ricerca di un capro espiatorio indifeso. Negli ultimi mesi circa 80 chiese sono state attaccate e spesso date alle fiamme, prima che le forze dell’ordine siano riuscite a riprendere il controllo della situazione.
Ed è la regione di Minya, nell’Alto Egitto, dove vive una larga minoranza copto-cristiana, quella più colpita dalla violenza islamica. Secondo fonti della regione, almeno venti fra chiese, scuole e altre istituzioni cristiane sono state attaccate e date alle fiamme. Persino gli orfanotrofi sono stati il bersaglio di folle di radicali islamici, saccheggiati e poi bruciati, nel tentativo di cancellare la presenza cristiana dalla regione. Esemplare il caso della chiesa di Tadros e-Shabti. I sostenitori di Morsi hanno preso a bersaglio due case per bambini disabili, situate vicino alla chiesa parrocchiale. Dopo aver rubato le offerte, i vestiti e persino i giochi dei bambini hanno appiccato un incendio che è durato oltre cinque ore.
Gli attacchi hanno provocato vittime fra la popolazione copta; e hanno impedito in molti casi la celebrazione delle liturgie. Persino al monastero della Vergine Maria, a cui  i radicali hanno cercato di dare fuoco, per la prima volta in 1600 anni di vita una domenica non si sono svolte le liturgie abituali. In almeno un caso – la chiesa Evangelica del villaggio di Bedin – un edificio cristiano è stato trasformato a forza in una moschea.
L’Associated Press ha riportato che dopo aver dato fuoco a una scuola francescana, gli isslamici hanno fatto sfilare per le strade come prigioniere di guerra tre suore, prima che una musulmana offrisse loro rifugio. Alte due donne che lavoravano nella scuola sono state aggredite e molestate mentre cercavano di scappare attraverso la folla.
I copti e le altre minoranze cristiane sono sbalorditi dall’appoggio che i Fratelli musulmani godono nei media anglosassoni e occidentali in genere. La Chiesa Copta ha criticato “la falsa rappresentazione dei fatti sui media occidentali”, e ha chiesto che si facesse un esame delle azioni “delle organizzazioni radicali assetate di sangue…piuttosto che dare loro legittimità con un appoggio globale e una copertura politica, mentre tentano di creare il caos e la distruzione sulla nostra amata terra”, e i fatti fossero riportati “accuratamente e in maniera veridica”.
Ma a fianco della violenza politica islamica contro i cristiani si è aggiunta un’altra forma di violenza, spesso mescolata alla prima, e cioè quella dei rapimenti dietro pagamento di riscatto. Quasi cento cristiani sono stati rapiti nell’Alto Egitto, e liberati dopo il pagamento di un riscatto da parte delle famiglie, da quanto è iniziato la cosiddetta “Primavera araba”, con la caduta del regime di Hosni Mubarak.
E ancora una volta è la provincia di Minya ha detenere il poco onorabile primato. Più di ottanta persone, tutte copte, sono state rapite nella regione. E sia le vittime che gli attivisti dei diritti umani che le personalità della Chiesa accusano le autorità, e in particolare la polizia di fare poco o niente per reprimere questo fenomeno drammatico.
Tanto da spinere il vescovo Makarios, l’autorità spirituale copta più alta a Minya, a uscire con una dichiarazione pubblica. “Anche se alcuni musulmani dicono che la Chiesa non deve avere un ruolo negli affari politici, e non dovrebbe interferire perché non è il nostro ruolo, la verità è che lo Stato non fa il suo dovere, i membri della Chiesa sono danneggiati e spingono la Chiesa a intervenire. Se lo Stato facesse quello che deve, nessuno parlerebbe”.
Minya ormai viene chiamata la “capitale dei rapimenti. E dal momento che i dottori e i farmacisti cristiani sono diventati il bersaglio preferito dei rapitori, alcune comunità rurali si sono trovate senza assistenza medica. Infatti i medici temono di avventurarsi su strade deserte lontane dalla città, dove è più alto il rischio che avvengano imboscate. E anche questo genere di crimine ha conosciuto un’impennata dopo la caduta di Morsi, segno evidente di un legame con la situazione politica venutasi a creare nel Paese.

Fonte: Cristiani in Egitto: la piaga dei rapimenti – Vatican Insider.

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