Crolla il castello di carte costruito su padre Jorge

C’è un documento classificato che per anni è stato preso per buono: «Direzione del culto, raccoglitore 9, schedario B2B, Arcivescovado di Buenos Aires, documento 9». La polizia politica argentina annotava che «nonostante la buona volontà di padre Bergoglio – frase, questa, che aveva lo scopo di far passare il gesuita per un “collaborazionista” –, la Compagnia Argentina (il riferimento è ai gesuiti, ndr) non ha fatto pulizia al suo interno. I gesuiti furbi per qualche tempo sono rimasti in disparte, ma adesso con gran sostegno dall’esterno di certi vescovi terzomondisti hanno cominciato una nuova fase».

Negli anni della giunta militare del generale Videla, la macchina del fango messa in moto per isolare padre Jorge Mario lavorava a pieno regime. A dubitare della veridicità di simili accuse – oltre a personalità come l’ex dissidente e premio Nobel per la Pace Adolfo Perez Esquival – ci sono organizzazioni che certo non passano per essere filo-cattoliche. Amnesty International è tra queste. Gli attivisti per i diritti umani hanno «documentato e denunciato migliaia di casi di sparizioni, torture, uccisioni extragiudiziali, il rapimento di bambini», si legge in una nota interna dell’organizzazione, ottenuta da Avvenire grazie a un noto militante nordamericano. Una galleria degli orrori nei quali erano coinvolti politici, militari, intellettuali, collaborazionisti e anche alcuni sacerdoti vicini al regime. Se ci fosse stato qualcosa su Bergoglio, certamente Amnesty lo avrebbe saputo e denunciato.

Perciò, pur con la cautela che contraddistingue l’organizzazione, viene spiegato che «non abbiamo documenti per confermare o smentire la partecipazione del nuovo Papa in questi fatti. Nessuna accusa formale – si legge nel testo protocollato come “ad uso esclusivamente interno” – è stata rivolta contro Jorge Mario Bergoglio, e non abbiamo alcun documento nei nostri archivi riguardanti un qualsiasi coinvolgimento dell’ex arcivescovo di Buenos Aires in altri casi». Peraltro, «non dobbiamo dimenticare che all’interno della chiesa in Argentina e nella regione sono stati molti coloro che si opponevano a questi regimi e hanno subito intimidazioni, torture, sparizioni o l’esecuzione. Molti di loro – aggiunge Amnesty – hanno lavorato e continuano a lavorare per la promozione e la protezione dei diritti umani per tutti, senza discriminazioni».
Nel 2010, interrogato come «persona informata dei fatti», dunque senza alcun capo d’imputazione, il futuro Papa ribadì alle autorità ciò che aveva confidato solo agli amici più stretti. L’allora cardinale Bergoglio rivelò di aver salvato numerosi dissidenti, ma mai se ne fece pubblico vanto.

Cliccare sul link per continuare a leggere: Crolla il castello di carte costruito su padre Jorge | Chiesa | www.avvenire.it.

Print Friendly, PDF & Email
Questa voce è stata pubblicata in Americhe, Europa, Varie e contrassegnata con , , , . Contrassegna il permalink.

I commenti sono chiusi.