Cronaca Consiglia J’ACCUSE/ Non basta Twitter per difendere Malala Yousufzai dai talebani

Souad Sbai lunedì 15 ottobre 2012

Che i talebani abbiano tentato di assassinare Malala Yousufzai non mi sorprende affatto. Anzi, mi stupisce che non abbiano tentato di farla saltare assieme a tutta la sua scuola, per zittire non solo lei ma anche tutte le sue compagne, giovani ma già più intelligenti e coraggiose di qualche paladina urlatrice qui in Occidente. A dirla tutta non mi stupisce nemmeno, ma i lettori de IlSussidiario lo sanno bene, il silenzio delle sinistre europee, soprattutto quella italiana; che di giovani come Malala avrebbe profondamente bisogno per rinnovare il messaggio di libertà oggi perso dietro a banderuole elettorali e alla strumentalizzazione del dolore delle donne.
Se ritwittare articoli di giornale significa lottare per le donne, allora mi appare davvero difficile non dire che tutti gli utenti dei social network siano convinti sostenitori della causa delle donne. Cosa che, nel profondo, ovviamente non sono, realizzando concretamente che operano questa attività per meccanica necessità di visibilità virtuale. Malala, e tutte quelle come lei che oggi magari non possono più urlare la propria voglia di libertà, non meritano questo trattamento.

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