Cuba La morte di Payà: le accuse e i dubbi

di Alessandro Armato

C’è chi parla di attentato ma la Comisión de Derechos Humanos nega. Si stava recando nelle zone colpite dall’epidemia di colera minimizzata dal regime

Con la morte di Oswaldo Payá, avvenuta domenica scorsa a Cuba in un incidente stradale, il fronte degli oppositori al regime di Raúl Castro perde un altro dei suoi esponenti più significativi, dopo la scomparsa per problemi di salute nel 2011 di Laura Pollán, fondatrice e leader delle Damas de Blanco.

Payá, 60 anni, era il leader del Movimiento Cristiano Liberación (MCL) e nel 2002 aveva ricevuto il premio Sacharov per i diritti umani del Parlamento Europeo.

Secondo le autorità, il veicolo su cui viaggiava si sarebbe schiantato contro un albero nei pressi della città di Bayamo, a circa 750 chilometri dell’Avana, dove in questi giorni è in corso un’epidemia di colera di discussa entità.

Nell’incidente è morto anche un altro cittadino cubano, Harold Cepero Escalante, che viaggiava insieme a Payá, mentre un cittadino svedese e uno spagnolo, anche loro sul veicolo, sono rimasti feriti.

Le circostanze della morte del leader oppositore, tuttavia, non sono state ancora del tutto chiarite. Diverse sigle degli esiliati cubani di Miami –  Madres y Mujeres Anti-Represión (MAR), Fundación Nacional Cubano Americana (FNCA), Cuban Americans For Engagement (CAFE), Directorio Democrático Cubano (DDC) – assicurano che si è trattato di un attentato, che deve essere investigato a livello internazionale.

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