«Da cristiani uno stato di cittadini» | Mondo | www.avvenire.it

«Siamo molto commossi dalla riapertura di questa cattedrale rinnovata e più bella di prima e questo pagando il prezzo del martirio», commenta con voce appena mossa Louis Sako, arcivescovo di Kirkuk.
«Come diceva Tertulliano il sangue dei martiri fa nuovi cristiani e nuova Chiesa: per questo noi cristiani dobbiamo rinnovare il nostro impegno cristiano e civile. Questo ha sottolineato ieri durante la cerimonia il patriarca siro-cattolico nel suo breve intervento, mentre pure il cardinale Sandri (atteso questa sera a Kirkuk, ndr) ha parlato di piccolo gregge. Lo stesso primo ministro Nouri al-Maliki ha dichiarato apertamente il suo apprezzamento per la presenza cristiana e il contributo essenziale alla costruzione del Paese. Per questo ha lanciato un appello all’Unione Europea a non incoraggiare i cristiani, con programmi di assistenza e forme di sussidi per chi trova asilo all’estero, incentivando così a lasciare il Paese che ha bisogno della presenza dei cristiani».

Un invito a restare, monsignor Sako, mentre l’esodo dei cristiani dal Medio Oriente sembra negli anni inarrestabile. Appelli continui e ripetuti, anche nel documento finale del Sinodo dei vescovi. Restare, una opposizione al miraggio della fuga: quali le ragioni profonde del vostro “dimorare” in Iraq, nel Kurdistan?
Oggi la nostra cattedrale a Kirkuk era piena di giovani per una festa: siamo un piccolo resto, ma come il sole e la luce che a volte sembrano poca casa, ma l’effetto è grande. Dunque maggioranza o minoranza sono una cosa relativa, mentre il vangelo ci chiama a rimanere e testimoniare i nostri duemila anni di vita cristiana. E la popolazione musulmana generalmente è molto amichevole, anche se certo, ci sono pure i terroristi.

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