Da un uomo e da una donna | Commenti | www.avvenire.it

La pacifica, grande marcia che ha colmato Parigi affermando: «Siamo tutti nati da un uomo e da una donna», ha il sapore di un evento che, dalla cronaca, potrebbe passare alla memoria collettiva e forse perfino alla storia del popolo francese. Quello slogan, né ostile né omofobo, ma semplicemente asserente una realtà oggettiva, appena vent’anni fa sarebbe apparso assurdo, tanto ovvio è il concetto che sostiene. Che, invece, in centinaia di migliaia siano scesi in piazza per ricordare un dato di natura, dà la misura di quanto lontano, a 35 anni dalle prime fecondazioni in provetta, si è già arrivati. Chi affermava che l’avvento della fecondazione artificiale non sarebbe stato così rilevante per la concezione dell’uomo, è smentito: se l’essere nati, e voler nascere ancora, «da un uomo e da una donna» è oggetto di una così appassionata difesa, significa che dentro un “Mondo nuovo” alla Huxley ci siamo già spinti.

La folla di ogni età e provenienza sociale, di fedi diverse e anche di nessuna fede, scesa per le strade di Parigi, in certe foto scattate domenica ha l’incedere tranquillo ma massiccio di una sorta di nuovo, trasversale Quarto Stato, come Pellizza da Volpedo lo dipinse nel primo Novecento. Hanno portato semplicemente se stessi, non provocatori né rivendicativi, testimoniando con le proprie facce quella comune umana origine di nati da un uomo e da una donna; chiedendo che questa naturalità sia data anche a chi nascerà domani.

Se una tale richiesta, fatta in questi corali pacifici termini, venisse giudicata a priori passatista e oscurantista, si dimostrerebbe solo quanto c’è di puramente ideologico nella pretesa di metter mano alle fondamenta della procreazione e anche del matrimonio, così come reggono da secoli il vivere comune in Occidente. Verrebbe provata l’esistenza di quell’ideologia cui alludeva la filosofa Hannah Arendt nel Dopoguerra, quando, riferendosi alle prime ambizioni della scienza di creare o modificare la vita in provetta, scriveva che l’annunciato uomo del futuro sembrava «posseduto da una sorta di ribellione contro l’esistenza umana come gli è stata data, un dono proveniente da non so dove, che desidera scambiare, se possibile, con qualcosa che egli stesso abbia fatto».

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