Dall’Isis in Pakistan: attenti ai cattolici che sbagliano bersaglio! | Osservatorio sulla Cristianofobia

A Quetta, in Pakistan, l’Isis ha compiuto un attentato dentro una chiesa cristiana metodista causando 10 morti. Molti cristiani e cattolici si girano dall’altra parte.

 

I bambini vestiti di bianco che fuggono, e prima i criminali che entrano furtivi per farsi esplodere, registrati dalle telecamere di (non) sicurezza. Poi la chiesa vista da fuori: una piccola croce su un edificio senza pretese. E da dentro: sangue qua e là, panche bruciacchiate e un albero di Natale ancora illuminato che punta verso l’alto, intatto. È un mistero come lì fossero stipate 400 persone ed è un miracolo che ne siano scampati tanti.

 

I morti erano dieci in serata, ma in tanti sono i feriti gravi in ospedale, e il numero delle vittime — dice la statistica — crescerà. Ma l’Isis puntava a una strage ancora più tremenda non a caso qui, proprio qui.

 

L’attacco terrorista ha avuto per obiettivi una chiesa cristiana metodista a Quetta, in Belucistan, sud ovest del Pakistan. L’Isis ha rivendicato l’attentato. Punta a ripulire questo territorio da presenze aliene al proprio islam fondamentalista. I suoi capi vogliono creare qui un nuovo santuario del califfato, dopo aver subito l’espulsione dalla Siria. Cercano inoltre di affermare con l’attivismo stragista la propria egemonia su Al Qaeda che ha ripreso coraggio e fascino perverso proprio dopo la sconfitta di Al Baghdadi a Raqqa e Mosul.

 

Questo per quanto riguarda le strategie “loro”, dei nichilisti islamici. Ma dal punto di vista dei cristiani e degli islamici che detestano la violenza? Segnaliamo la totale acquiescenza verso la minuta, non conclamata persecuzione di cattolici, protestanti e altre minoranze, condotte da una “normalità islamista” non necessariamente bollata come terrorismo proprio in Pakistan.

 

C’è ancora in carcere, condannata a morte, Asia Bibi. E resta in vigore la legge contro la blasfemia che è una tagliola per cristiani e minoranze sgradite. La pratica di violentare le adolescenti cristiane e convertirle a forza è una pratica accettata e premiata dalla polizia.

 

Francamente prendersela contro il proselitismo dei cristiani appare essere un modo per girare i cannoni dalla parte sbagliata.

 

Un elenco di fatti pazzeschi emersi da una massa di altre violenze nascoste e sconosciute li propongo qui, accaduti in Pakistan negli ultimi sei mesi. Dal più recente a quello del luglio scorso attingendo ad Asianews, non certo dai tg o dai giornali.

 

1. Punjab, bambina cristiana stuprata e torturata. Il fatto è avvenuto nella città di Sheikhupura. La minore ha 12 anni e frequenta la sesta classe. La madre voleva sporgere denuncia ma la polizia non ha acconsentito a registrare il caso.

 

2. Punjab, tre ahmadi condannati a morte per blasfemia La scorsa settimana il genero dell’ex premier Sharif aveva invitato al boicottaggio sociale della minoranza “eretica”.

 

3. Mymensingh, 12enne cattolica rapita da un musulmano. Il rapitore è un uomo musulmano di 35 anni. La minore è stata sequestrata mentre tornava a casa dopo la scuola. I genitori hanno chiesto la mediazione dei leader islamici, senza risultato.

 

4. Punjab, studente cristiano ucciso per razzismo religioso.

 

Esiste un fondamentalismo di nuovo genere: il fondamentalismo della mollezza, del girarsi dall’altra parte, in nome di un quieto vivere che non ha nulla a che fare con l’autentico dialogo e una presenza coraggiosa che valorizza libertà ed esperienze autentiche di fraternità. In questi giorni tanti italiani hanno imparato a conoscere grazie alle “tende di Natale” tante testimonianze che tolgono terreno a questi fondamentalismi opposti. E chi scrive è uno che ritiene che notizie così siano l’unica vera speranza.

 

(Renato Farina, IlSussidiario, 18/12/2017)

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