Dawkins: da super-ateo ad agnostico, fino a cristiano culturale | UCCR

È decisamente una curiosa parabola quella di Richard Dawkins: passato agli onori della cronaca come “l’ateo più famoso del mondo” dalle posizioni recisamente anticlericali, antireligiose e spesso genuinamente anticristiane, si scopre in realtà «agnostico» e «culturalmente cristiano» (?) – ma, quello che ad un occhio ingenuo potrebbe sembrare un ravvedimento, è soltanto un semplice caso di pura incoerenza.

La parabola del professore inizia nel 2007, con la pubblicazione de «L’illusione di Dio», nella quale, per 400 pagine, sostiene che la fede in un Creatore si qualifica come un’illusione, facendolo entrare di diritto nel jet-set degli pseudo-intellettuali come il “paladino dell’ateismo militante”. Nondimeno, questo non gli ha impedito, tra una conferenza e l’altra, nel dibattito contro l’ex arcivescovo di Canterbury (che peraltro, il professore, ha perso) di dichiararsi (qui, lo spezzone proposto dal “Telegraph”), dinanzi ad una platea sbigottita, ‘agnostico’, rispondendo al moderatore visibilmente disorientato che gli chiedeva giustificazioni del suo essere considerato «l’ateo più famoso del mondo», «non da me». Ad un anno da quell’evento -le cui posizioni sono state poi rinegoziate dai suoi sostenitori, cavillando in vario modo per definirlo, seppur ‘tecnicamente agnostico’, un ‘ateo de facto’, –qualsiasi cosa significhi-, il professore ha recentemente dichiarato in un intervista di considerarsi «culturalmente cristiano», «anglicano», nella fattispecie.

Date queste premesse, risulta difficile guardare con gli stessi occhi le opere del (ex?) paladino dell’anti-teismo militante, agnostico ‘tecnico’ e anglicano culturalmente. La sua opera maggiore, «L’illusione di Dio», perde di consistenza, e anche il titolo diventa quantomeno forzato, dati i suoi presupposti filosofici, senza considerare il suo nuovo libro, che dovrebbe vedere la luce entro il 2014, dove -in contrasto con il suo dichiarato e attuale status di ‘tecnicamente’, ma pur sempre agnostico- dovrebbe spiegare il suo personale percorso anti-teista (?). Quello che emerge, è una sorta di “ateismo strategico“, promosso dal biologo e dal suo editore, per «volgari ragioni di marketing», come sostiene anche un articolo dellaQuestion evolution! campaign. Se “l’ateo più famoso del mondo” sia veramente ateo, non è evidentemente dato saperlo, quello che invece è cristallino, è che ha messo l’incoerenza a profitto, con buona pace dell’onestà intellettuale, cavallo di battaglia di cui si fregiano i cosiddetti ‘liberi pensatori’.

Non soddisfatto, Dawkins ha allargato le sue controverse e contraddittorie considerazioni anche all’infuori dell’ambito filosofico, sostenendo recentemente che «ogni feto è meno umano di un maiale adulto», poiché, per il biologo le «caratteristiche umane […] consistono in provare dolore, paura etc. e l’essere pianti dai simili», dimostrandosi quantomeno confuso anche nel suo stesso campo. «La capacità di provare dolore non ha niente a che fare con l’essere un umano, biologicamente o moralmente», ha commentato Wesley Smith del National Review Online, «qualsiasi manuale di embriologia può dimostrare a Dawkins che [quello che ha detto] non ha senso». Come, inoltre, un tanto amatoriale e grossolano tentativo di sdoganare l’aborto possa conciliarsi con il suo considerarsi «culturalmente cristiano» sarebbe curioso da sapere.

Nicola Z.

Fonte: Dawkins: da super-ateo ad agnostico, fino a cristiano culturale | UCCR.

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