Dawkins fa il bulletto con i cristiani, ma non con l’Islam | UCCR

L’ex zoologo Richard Dawkins, assieme ai vari integralisti Daniel Dennett, Christopher Hitchens, Sam Harris e agli italiani Odifreddi, Augias e Flores D’Arcais, ha avuto il merito di rivelare pubblicamente quanto possa essere intollerante e discriminatorio l’ateismo militante.

Le loro posizioni non solo hanno riportato Dio al centro del dibattito in Occidente, ma hanno anche stimolato tantissimi intellettuali non credenti a confrontarsi ed avvicinarsi a quelli cristiani, riconoscendo in essi degli interlocutori seri con i quali allearsi per respingere le aggressive banalità del laicismo antireligioso.

Ormai questi soggetti hanno fatto il loro tempo (non a caso superano tutti i 60 anni di età), tanto che perfino nella secolarizzata Gran Bretagna l’ex arcivescovo di Canterbury, Rowan Williams, ha sconfitto Richard Dawkins in un dibattito presso l’Università di Cambridge sul ruolo della religione nel 21 ° secolo. Gli 800 uditori, gran parte studenti, hanno votato Williams come più convincente di Dawkins. L’ex arcivescovo anglicano ha sostenuto che «la religione è sempre stata una questione di costruzione delle comunità, una questione di costruzione di relazioni di compassione e di inclusione. L’idea che l’impegno religioso debba essere puramente una questione privata va contro il cuore della storia religiosa […] Il concetto stesso di diritti umani ha profonde radici religiose. La convenzione dei diritti umani non sarebbe quello che è se non fosse per la storia del dibattito filosofico-religioso».

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