DERIVA PERBENISTA, OGNI DISSENSO È FOBIA

Screditare l’altrui dissenso relegando alla vergognosa, disdicevole, retriva e medievale nicchia della “fobia” è quanto di più meschino possa esserci nell’ambito della dialettica; forse è complesso realizzare quanto pericoloso – e per certi versi stalinista – sia contrastare l’altrui opinione non ritenendola semplicemente “diversa”, bensì considerandola come una manifestazione di un disturbo psicopatologico che affligge l’interlocutore.

Così, se non hai un approccio “progressista” con la causa dei diritti civili, allora sei un “omofobo” da scacciare ed estromettere; pontificare contro tutto ciò che è Chiesa e cristianesimo, oggi, non provoca conseguenza alcuna (e ringraziamo Iddio), mentre eccepire una condotta, un vezzo, una scelta che abbia anche collateralmente a che fare con l’omosessualità (ad esempio), solleva la stigmatizzazione unanime di opinionisti e presenzialisti vari: la dissacrazione del religioso, seguita dalla sacralizzazione di ciò che ci viene propinato come laico, è il paradosso più paradossale dei tempi d’oggi.

 

Perché sacro è pure lo ius sanguinis – col quale, peraltro, chi scrive non è in disaccordo: ma il punto non è il merito bensì il metodo – , perché se esprimi perplessità a tal proposito allora non hai semplicemente aderito ad una corrente di pensiero differente, ma sei uno xenofobo da educare, correggere, indottrinare; se evidenzi platealmente quanto sia anomalo che nemmeno un’associazione islamica che sia una abbia espresso la più ferma e perentoria condanna ai danni delle cellule terroristiche di recente sgominate in Puglia, allora il tuo non è buon senso ma sintomo di quella sgradevole patologia che è appunto l’islamofobia.

 

E sei islamofobo se a supporto della tua tesi – quella per cui la natura teocratica e non meramente mistica dell’islam lo rende incompatibile con qualunque democrazia – parli di donne infibulate (quarantamila, in Italia, quelle che hanno subìto clandestinamente la mutazione dei genitali) e picchiate e uccise e sfigurate, circoscrivendo il fenomeno sul criterio del carnefice (islamico); meriti un plauso unanime e collettivo, invece, se circoscrivi il fenomeno entro una specificità che riguarda la vittima (la donna).

 

Questa la deriva politicamente corretta dell’attuale legislatura, coronata da un esecutivo dai più paventato come “democristiano” (e la fobia più tangibile, semmai, è quella per cui si teme appunto di morire democristiani) ma che alla luce della realtà avanza su binari tutt’altro che bigotti o clericali. Queste le prime impressioni, queste le prime discussioni su tematiche tutt’altro che prioritarie. Per le conferme, invece, aspettiamo i provvedimenti in materia di fisco e giustizia: ma le aspettative, lo confessiamo, si sono un po’ abbassate.

Fonte: DERIVA PERBENISTA, OGNI DISSENSO È FOBIA ,Meridiana Web Magazine.

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