«Dialogo inutile, con Boko Haram servono le armi» | La Nuova Bussola Quotidiana

di Massimo Introvigne

Boko Haram, il gruppo terrorista nigeriano che ha ucciso oltre diecimila cristiani e continua a rapire ragazze cristiane per costringerle a sposare musulmani, prospera grazie alla timidezza e alle complicità dell’Occidente e anche a un’eccessiva insistenza su un impossible dialogo di settori delle Chiese e comunità cristiane.  È quanto afferma, in questa intervista esclusiva a La Nuova Bussola quotidiana, l’avvocato Emanuel Ogebe, che è coordinatore del Gruppo misto di avvocati statunitensi e nigeriani che studia gli aspetti legali della crisi nigeriana ed è uno dei maggiori specialisti mondiali di Boko Haram.

Avvocato, anzitutto che cos’è e che cosa fa lo U.S.-Nigeria Law Group, di cui lei è coordinatore?

Studiamo la situazione nigeriana nei suoi aspetti politici e legali nazionali e internazionali. In Nigeria sono commessi crimini, che devono essere puniti. È anche importante che i Paesi occidentali e le organizzazioni internazionali definiscano ufficialmente Boko Haram come gruppo terroristico, perché da questa definizione il diritto internazionale fa discendere conseguenze molto concrete, a partire dal blocco dei conti bancari esteri di Boko Haram e dei finanziamenti che gli arrivano dall’estero. Abbiamo lavorato per anni per ottenere che il 13 novembre 2013 gli Stati Uniti includessero Boko Haram nella loro lista di organizzazioni terroristiche, e il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite facesse lo stesso il 22 maggio 2014, designando Boko Haram come parte del network internazionale di al-Qaida. Buona ultima anche l’Unione Europea il 2 giugno 2014 ha definito ufficialmente Boko Haram un gruppo terroristico. Il nostro lavoro però ha avuto molti oppositori, e per questo si è giunti a questi provvedimenti con ritardo, quando da anni la natura terroristica di Boko Haram era ormai chiara a tutti, e i morti avevano raggiunto il numero medio di cento alla settimana, con punte di cento morti al giorno nelle ultime settimane, quelle successive ai rapimenti delle ragazze. Ma meglio tardi che mai…

Qualche volta leggiamo sui giornali occidentali che Boko Haram è un movimento che vuole imporre la legge islamica, la sharia, negli Stati della Federazione Nigeriana dove principalmente opera, cioè gli Stati del Nord della Nigeria a maggioranza musulmana. Tuttavia in nove Stati nigeriani la sharia c’è già, e in altri tre Stati c’è per le parti del loro territorio dove i musulmani sono maggioranza. Che cosa vuole di più Boko Haram?

Noi siamo un’organizzazione di avvocati e l’introduzione della sharia in questi Stati – e la sua estensione dal diritto civile a quello penale – pone complessi problemi legali, dove si intrecciano il diritto dei singoli Stati e il diritto costituzionale federale nigeriano. Interveniamo costantemente a difesa della libertà religiosa dei non musulmani, e per la verità anche dei musulmani che hanno idee diverse rispetto a quelle dei fondamentalisti. In teoria, la sharia introduce un regime legale differenziato per i musulmani e i non musulmani. In pratica ci sono norme che riguardano, per esempio, la modestia dell’abbigliamento femminile, l’adulterio, la vendita di alcool, la possibilità di predicare religioni diverse dalla musulmana (e non solo di praticare queste religioni nel chiuso delle chiese) che i tribunali di questi Stati pretendono talora di applicare anche ai cristiani. Qualche volta interviene la Corte Suprema federale, sulla base del principio di libertà religiosa che la Costituzione nigeriana garantisce, ma non sempre. Boko Haram chiede che sia formalmente dichiarato che la sharia nella Nigeria del Nord si applica a tutti, musulmani e non musulmani. Il suo scopo ultimo è l’espulsione dei cristiani dalla Nigeria del Nord e l’instaurazione di una teocrazia islamica. Di fatto, ha già costituito uno Stato nello Stato, che controlla militarmente parti del territorio nigeriano.

Gli Stati Uniti e l’Unione Europea hanno a lungo resistito alla vostra proposta di designare Boko Haram come organizzazione terroristica. Perché?

L’amministrazione Obama, specie prima delle elezioni del 2012, aveva bisogno di sostenere che le vittime del terrorismo di matrice fondamentalista islamica nel mondo sono diminuite grazie alla sua azione. Se in questo conto però si includono le persone uccise da Boko Haram si arriva alla conclusione contraria: da quando Obama è diventato presidente, le vittime del terrorismo che nasce dal fondamentalismo islamico non sono diminuite, sono aumentate. Di qui la necessità politica per Obama di escludere Boko Haram dal novero delle organizzazioni terroristiche e quindi da questo conteggio. Ma dietro a questo motivo strettamente politico ed elettorale ce n’è uno culturale, molto più grave e che coinvolge anche l’Unione Europea. Si tratta di un malinteso multiculturalismo, per cui le cause di crisi come quella nigeriana non sarebbero religiose ma solo politiche ed economiche. Il problema sarebbe la povertà. È perché sono poveri, si dice, che i musulmani di alcune regioni nigeriane ricorrono alla violenza. Questo argomento è totalmente falso: l’ideologia di Boko Haram è un’ideologia religiosa e va affrontata sul suo terreno. Porta anche a conseguenze paradossali: abbiamo visto organizzazioni internazionali destinare fondi, anziché ai cristiani perseguitati in Nigeria, a gruppi musulmani di dubbie credenziali, con il rischio che in qualche caso alla fine il denaro sia arrivato proprio a Boko Haram. Naturalmente, Boko Haram è finanziato anche da organizzazioni e regimi musulmani, e ha ricevuto armi dall’Iran e dagli Hezbollah libanesi. Il governo nigeriano, guidato da un presidente cristiano, certamente non è favorevole a Boko Haram, ma mostra eccessivi timori nel fare nomi e cognomi dei suoi finanziatori nazionali e internazionali. Anche la comunità musulmana nigeriana, che non è certamente composta tutta da terroristi o da amici di Boko Haram, è stata molto timida nel condannare il terrorismo e le atrocità contro i cristiani. Una personalità musulmana che gode di grande credito in Nigeria e anche all’estero come il Sultano di Sokoto ha denunciato presunti eccessi della repressione militare contro Boko Haram – con imprecisioni sospette, considerato che ha un passato da militare – ma non ha mai condannato in modo netto e radicale l’organizzazione terroristica.

Alcuni esponenti del mondo politico statunitense ed europeo affermano di ricevere però messaggi contraddittori anche dai leader cristiani, protestanti e cattolici, che sembrano divisi al loro interno. C’è chi propone un dialogo con Boko Haram e chi sostiene al contrario che questo dialogo è impossibile….

È vero che i leader religiosi cristiani, compresi i vescovi cattolici, sono divisi tra loro. Alcuni – mi assumo la responsabilità di questa affermazione – sembrano vittime anche loro dell’ideologia multiculturalista e della cattiva sociologia per cui le cause del conflitto sono solo politiche ed economiche, mentre sono principalmente religiose. E anche di una ideologia del dialogo interreligioso con tutti e a ogni costo. Altri hanno paura di fomentare una risposta cristiana alle atrocità, che talora è descritta come a sua volta violenta. Certamente ci sono cristiani che si sono difesi, e alcuni possono avere commesso a loro volta crimini, ma nel complesso la risposta cristiana è stata sorprendentemente moderata, e mettere sullo stesso piano questa risposta e le atrocità di Boko Haram non è solo ridicolo, è scandaloso. Noi peraltro sosteniamo che è proprio la mancanza di una risposta militare dura ed efficace, sostenuta dalla comunità internazionale, contro Boko Haram che fomenta il rischio di una guerra civile. Perché se nessuno difende i cristiani è difficile che questi resistano alla fine alla tentazione di difendersi da soli. Per questo la soluzione della crisi nigeriana oggi può essere solo militare. Se c’è stato un tempo di un possibile dialogo con Boko Haram, oggi è finito. E le idee di una soluzione politica con una Nigeria divisa in due Stati, uno cristiano al Sud e uno musulmano al Nord, non sono praticabili. Ci sono molti cristiani nel Nord e il loro trasferimento di massa al Sud – e dei musulmani del Sud al Nord – portebbe problemi insormontabili. Si cercò di fare lo stesso con la divisione fra India e Pakistan, ma i risultati non furono brillanti. In verità, la geografia è più complicata e si dovrebbe parlare di almeno quattro Stati diversi, soluzione però che non va bene a nessuno. No, Boko Haram è un’organizzazione che deve essere sconfitta sul terreno militare, con l’appoggio internazionale e quello cruciale degli Stati Uniti, che per ora si sono limitati a mezze misure. Dobbiamo anche dire che dopo i rapimenti delle ragazze e gli attentati sempre più frequenti oggi anche leader religiosi cristiani un tempo molto «buonisti» dichiarano che il dialogo con Boko Haram è impossibile. Naturalmente, è invece possibile e auspicabile un dialogo nazionale fra i cristiani e i musulmani nigeriani. Con lo scopo, però, di isolare e sconfiggere Boko Haram e non di legittimarlo.

 

Fonte: «Dialogo inutile, con Boko Haram servono le armi».

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