Discorso della portavoce della Marcia per la Vita – Notizie Pro Vita

Una legge ipocrita, la 194, che afferma di difendere la maternità ma legalizza l’omicidio di Stato. Una legge ingiusta che porta ogni anno ad uccidere milioni di persone.

Una legge che va cambiata perchè i suoi effetti non si attenuano col passare del tempo ma, anzi, inaspriscono la violenza.

Riportiamo il discorso tenuto quest’oggi dalla portavoce della Marcia per la Vita, Virginia Coda Nunziante, in cui vengono affrontati molti temi e le battaglie che esigono la responsabile adesione di tutto l’universo prolife italiano.

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Cari Amici,

Anche quest’anno siamo tantissimi, decine di migliaia, provenienti non solo da tutta Italia, ma da tutto il mondo. Permettetemi di rivolgere un saluto speciale agli amici stranieri, ai leaders dei principali gruppi pro-life, provenienti da oltre venti Paesi, che ieri si sono riuniti a Roma in un incontro internazionale di straordinaria importanza, per il numero e la qualità dei partecipanti, che ha affiancato la Marcia per la Vita.

Tanti altri amici italiani si sono riuniti, come ogni anno in un convegno all’Ateneo Regina Apostolorum e anche a loro va il nostro grato saluto.

La Marcia per la Vita è un evento unitivo del mondo pro-life italiano, al di sopra di ogni polemica e divisione tra gruppi ed associazioni. In piazza ci sono gruppi e personalità con storie e strategie diverse, ma tutti uniti dalla comune volontà di opporre un no chiaro e senza compromessi ad ogni violazione della vita umana innocente. Molti nomi di gruppi presenti sono già stati ricordati  da Laura e Stefano. Ringrazio tutti per la loro partecipazione e assicuro tutti della volontà del Comitato Marcia per la Vita di mantenere uno spirito di collaborazione e di amicizia con ognuno.

La Marcia per la Vita nasce di fronte a quello che è il più spaventoso genocidio della storia, in termini di vite umane. Nel mondo ogni anno 45 milioni di esseri umani  vengono assassinati.

La nostra presenza vuole essere un atto di proclamazione del diritto a vivere dell’essere umano innocente, dal momento del concepimento alla morte naturale, ma soprattutto quando l’essere umano è più debole e indifeso, quando il grembo della madre, che dovrebbe accoglierlo, nutrirlo, dargli vita e calore, diventa la sua tomba.

La nostra presenza vuole essere perciò un grido di protesta contro l’ingiustizia commessa nei confronti dei deboli e degli indifesi. Dobbiamo difendere i deboli contro cui si accaniscono i cultori della morte: non solo i bambini non nati, ma gli anziani, i malati, i disabili, vittime oggi dell’eutanasia, un delitto che segue logicamente all’aborto, come conseguenza naturale delle negazione del diritto primario alla vita.

Non si tratta solo dell’aggressione ad una vita umana innocente, ma di una violazione della giustizia, di una trasgressione della legge naturale e divina. E noi vogliamo difendere non solo i diritti dell’essere umano indifeso, ma anche l’esistenza di questa legge, scritta nel cuore di ogni uomo, che impone di non uccidere l’innocente, e che non ammette eccezioni, per nessun motivo al mondo, perché è una legge assoluta, immutabile, fondata in Dio

Una legge ingiusta non diviene meno ingiusta con il passare del tempo, ma anzi con il passare del tempo, aumenta i suoi danni. E noi non ci rassegneremo mai.

La nostra testimonianza vuole essere pubblica, come accade in tutti i Paesi del mondo in cui l’aborto è stato introdotto. In Italia è un fatto nuovo che ha avuto un successo inaspettato. Dal 1978 ad oggi, in oltre 30 anni, nel nostro Paese, non sono mai state organizzate manifestazioni pubbliche della portata della Marcia per la Vita, contro l’aborto e la legge 194 che lo legalizza.

Come ha scritto Francesco Agnoli nel suo Storia dell’aborto, la legge 194 si caratterizza per essere la legge più ipocrita del mondo: perché è sottoscritta da cattolici, e perché si intitola “Legge a tutela” della maternità, ma poi legalizza l’omicidio di Stato.

Proporci di abrogare la legge 194 non è irrealistico. L’aborto non è normale. Vogliamo opporci ad ogni tentativo di normalizzazione dell’aborto. Non si può normalizzare una pratica disumana. Non accetteremo mai nessuna forma neanche minimale di aborto. Papa Francesco che lo scorso anno ci ha accolto a San Pietro, ha ribadito l’11 aprile che la vita umana è sacra e inviolabile. E noi lo vogliamo ribadire con la nostra presenza. Saremo perciò all’Angelus del Papa per esprimere il nostro sì alla vita e il nostro no all’aborto.

Difendiamo la vita umana, che è il primo dei valori non negoziabili, intimamente connesso alla vita e all’educazione. La vita nasce e si sviluppa all’interno di una famiglia, composta da un uomo e da una donna legati per tutta la vita. Il fine del matrimonio è dare la vita e con la vita l’educazione dei figli. E la vita è un valore non negoziabile.

Siamo tanti, ma la Marcia per la Vita non è un movimento organizzato, è un evento che vuole richiamare l’attenzione dei mass-media e dell’opinione pubblica con un messaggio chiaro e forte: l’aborto è un delitto.

Vogliamo dimostrare che il popolo della vita esiste e non si arrende. La nostra presenza vuole essere una testimonianza. Vuole essere anche un momento forte di incontro tra uomini, donne, bambini. Un momento di incontro tra tutti coloro che vogliono affermare il diritto alla vita umana e protestare contro la violazione di questo diritto.

La nostra è una manifestazione spontanea, che nasce dal basso e che vuole sottrarsi ad ogni forma di strumentalizzazione politica.

La nostra Marcia non ha carattere ecclesiale: ad essa partecipa chiunque si oppone all’aborto in nome della ragione, in un clima di grande libertà. La difesa della vita non è un atto di fede, ma di ragione. Gli uomini di fede, i credenti, però, accompagnano la loro battaglia in difesa della vita con le preghiere, nella convinzione che ciò che non è possibile agli uomini è possibile a Dio.

Tra le tante presenze, c’è anche quest’anno una dolorosa assenza: quella di Mario Palmaro. Mario Palmaro è stato per noi un maestro di pensiero e di vita. Mario Palmaro è stato un laico cattolico – ha detto l’arcivescovo Luigi Negri – che “ha saputo servire la Chiesa e la sua missione di evangelizzazione e di cultura in modo assolutamente impagabile”. A lui vogliamo dedicare idealmente questa quarta edizione della Marcia per la Vita.

Due anni fa, Mario Palmaro, trovandosi a Roma per la Marcia per la Vita, ebbe la possibilità di ammirare alla Galleria Borghese una celebre opera di Gian Lorenzo Bernini, La Verità salvata dal tempo. Un’opera incompiuta, osservava Mario, proprio come accade spesso a ciascuno d noi, quando ci accorgiamo che non avremo tempo per adempiere al nostro compito perché il termine di questa vita di avvicina a grandi passi. Altri però – diceva –continueranno il lavoro iniziato. E non taceranno.

Caro Mario, noi ti facciamo la promessa di continuare il lavoro iniziato insieme, e di non tacere, di rompere il silenzio che la nostra società vorrebbe imporre sul crimine dell’aborto. Il nostro spirito non è divisivo, ma unitivo. E tuttavia l’unione, quella vera, quella profonda, che stringe le anime attorno ad un’unica meta, non può che fondarsi sulla verità e sulla carità. La prima forma di carità per il nostro prossimo è quella di offrirgli l’esempio di una vita vissuta senza menzogna,

Quest’anno la Marcia per la Vita si tiene in un giorno particolare: la festa della Santa Sindone: La Santa Sindone ci testimonia e ci ricorda non solo i dolori e la morte dell’uomo-Dio, Gesù Cristo, ma anche la sua resurrezione. E’ simbolo di dolore, ma anche di incrollabile speranza. L’atmosfera in cui si svolge la nostra Marcia è di dolore, perché noi piangiamo i milioni di esseri umani che ogni anno sono privati della vita. Ma è anche un’atmosfera di Gioia. La gioia della speranza, la gioia della Resurrezione, la gioia di chi crede che il Bene è più forte del male e che è destinato a prevalere nella storia, quando si trovano uomini di buona volontà che vogliono mettersi al suo servizio.

Per questo sono le donne, i bambini, le famiglie ad aprire la nostra Marcia. Le donne sono chiamate, più di ogni alto, a portare la vita, materiale e spirituale, nella società. I bambini sono i germi di un futuro che non ci spaventa, ma in cui confidiamo; le famiglie sono la roccia contro cui sono destinate a infrangersi tutte le tempeste. Nella tempesta della società attuale intravediamo la luce e vogliamo essere noi stessi un raggio di luce e di speranza. Con questa ferma fiducia apriamo la nostra Marcia.

Virginia Coda Nunziante

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