E le Acli si piegano al gender

di Tommaso Scandroglio    08-03-2013

L'8 marzo delle AcliLe ACLI oggi hanno deciso di festeggiare non la donna, ma la “cultura di genere”. Il Coordinamento Donne ACLI ha pubblicato un manifesto (“8 Marzo dedicato alla Cultura di genere”) in occasione della festa della donna tutto teso a incensare le differenze di genere pensando così di incensare il ruolo e il valore della donna, ma ottenendo l’effetto contrario.

L’errore principale contenuto in questo manifesto è usare l’espressione “cultura di genere”, assai ripetuta in tutto lo scritto. Com’è noto questa espressione è stata coniata nei circoli culturali e politici di matrice omosessualista ed esprime in buona sostanza il seguente concetto: tu puoi essere maschio o femmina, ma non per questo devi sentirti maschio e femmina. Una cosa è il dato genetico-biologico – il sesso maschile o femminile – un’altra la percezione psicologica di appartenere al mondo maschile o femminile, oppure a nessuno dei due, e un’altra ancora la scelta del proprio orientamento sessuale. E così un uomo può sentirsi lecitamente attratto verso un altro uomo e una donna verso un’altra donna, oppure una persona può decidere di avere una posizione di neutralità in fatto di orientamento sessuale.

Il dato di realtà biologica quindi per l’ideologia di gender non deve per forza fungere da stella polare e vincolo per le proprie scelte affettive e sessuali. Si comprenderà bene allora che l’espressione “cultura di genere” stona alquanto in un documento di un’associazione che nel suo stesso nome richiama il cristianesimo (Associazioni cristiane lavoratori italiani), che si rifà alla Dottrina sociale della Chiesa e che insieme ad altre sigle è stata protagonista di Todi uno e Todi due.

Le parole sono tutto, perché se cambi un termine per indicare un dato di realtà cambi la percezione della realtà e finisci per far credere alla lunga che addirittura quella realtà non esista più o ne esista un’altra che è il parto anomalo della fantasia di qualcuno.
E così parlare di “genere” – termine che ha un suo uso proprio solo in grammatica – persegue l’obiettivo non solo di legittimare qualsiasi scelta sessuale, ma anche di tentare di eliminare nelle menti di molti un dato di realtà, cioè che l’umanità è composta di maschi e femmine, al fine di far credere che non esiste più il sesso, ma il genere.

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