Ecco tutti i numeri del terrore: i cristiani uccisi dagli islamisti

Nell’estate di due anni fa in una piccola chiesa di Saint-Etienne-du-Rouvray, nei pressi della città francese di Rouen, si consumava uno dei tanti episodi di violenza jihadista che hanno insanguinato l’Europa negli anni di massima espansione del Califfato. Due uomini armati fecero irruzione nel luogo di culto e dopo una breve presa di ostaggi sgozzarono padre Jacques Hamel. Quell’episodio impressionò l’opinione pubblica francese e mondiale e riaccese i riflettori sulla questione delle persecuzioni contro i cristiani. Secondo il sito The religion of peace  solo tra il 9 e il 15 giugno ci sono stati almeno 46 attacchi contro dei cristiani nel mondo. Mentre a maggio gli episodi sono stati 189 e le persone uccise 888. I numeri assumono proporzioni critiche se si considerano gli anni che vanno dal 2013 al 2017. Oltre 114mila persone uccise e 124 mila feriti.

Gli anni tra il 2013 e 2017, presi in esame in queste mappe, sono stati molto violenti. Con un picco nel 2014. Nell’anno in cui Abu Bakr al Baghdadi  si auto proclamò califfo, sono stati uccisi oltre 30mila fedeli, sia in attentati kamikaze che in singoli episodi di violenza. Preoccupante anche il numero di feriti: quell’anno 27mila persone rimasero coinvolte in attacchi a luoghi di culto o semplicemente perché cristiane. Dopo quella data, il numero delle vittime è rimasto sicuramente elevato: nel 2015 i morti furono 27mila con oltre 26 mila feriti; mentre nel 2016 la cifra si fermò a 21mila vittime. Il primo anno a registrare un calo significativo, ma non sufficiente, è stato il 2017, non a caso l’anno della caduta del Califfato. In quel periodo i cristiani trucidati sono stati 15mila mentre i feriti 14mila. In questo senso anche i primi numeri del 2018 sembrano andare in questa direzione. Gli ultimi dati (aggiornati al 20 giugno) parlano di 5.285 persone uccise (nello stesso periodo dell’anno precedente erano 7.354) e di 6.028 feriti, a fronte dei 7.778 registrati nei primi sei mesi del 2017.

Se è vero che i terribili anni dello Stato islamico sono finiti e che alcune delle comunità cristiane più colpite stanno tornando alla vita, sarebbe sbagliato guardare solo ai numeri perdendo di vista il fatto che i cristiani sono ancora bersaglio di odio e violenza. A livello geografico sicuramente l’area mediorientale è stata una di quelle nelle quali i cristiani hanno pagato il tributo di sangue più alto, ma non la sola. Anche l’Africa, soprattutto negli ultimi due anni, è diventata uno dei luoghi nei quali i fedeli sono stati presi di mira. Come nel Corno d’Africa in cui opera al-Shabaab. Quelle che un tempo venivano definite “corti islamiche”, e che per anni hanno insanguinato la Somalia e i Paesi vicini, hanno colpito molto duramente le comunità dell’area, sia con azioni militari che con attentati, soprattutto nel vicino Kenya. L’altro punto caldo è sicuramente il Nord-Est della Nigeria dove da anni si è scatenata la furia di Boko Haram. Il gruppo guidato da Abubakar Shekau, famoso per attentati nelle chiese in tutto il Paese, ha colpito anche fuori dai confini nazionali insanguinando il Camerun.

Più a nord, nella grande mezzaluna del Mena, l’area che va dal Marocco alla Siria, la violenza contro le comunità cristiane è peggiorata dopo il 2011. Le brutalità sprigionate dopo le Primavere arabe continuano a mostrare i loro effetti in tutta la regione. Sia nell’intricato caos libico, che nel martoriato Egitto. Nella terra che fu dei faraoni, la comunità dei cristiani copti è stata una di quelle colpite con maggiore violenza. Poco più di un anno fa due attentati durante la domenica delle Palme causarono decine di vittime nelle città di Tanta e Alessandria, a simboleggiare come quelle comunità fossero uno degli obiettivi prediletti dell’Isis. Ma lontano dall’Africa l’ombra dell’odio verso i cristiani si è allungata anche in Europa. Dove si sono moltiplicati gli episodi di violenza. Non si tratta tanto di attentati spettacolari (anche se l’Europa ha pagato un prezzo di sangue non indifferenze dal 2014 ad oggi), ma di singoli episodi di violenza, accoltellamenti e aggressioni che avvengono con una cadenza inquietante. L’ultima a metà giugno quando una donna ha aggredito delle persone con un coltello a La Seyne-sur-Mer al grido di “Allah Akbar”.

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