Egitto – É morto Shenouda III, patriarca dei copti

Aveva 88 anni. Ha governato la Chiesa copta per oltre 40 anni. Le condoglianze del mufti e dei Fratelli musulmani. Ha avuto conflitti con Anwar Sadat, che lo ha costretto agli arresti domiciliari a Wadi Natroun. E’ stato critico verso Moubarak perchè non difendeva i cristiani dagli attacchi degli estremisti, ma lo ha sostenuto fino all’ultimo. Per il patriarca cristiani e musulmani insieme formano la nazione egiziana e i cristiani sono molto precedenti all’arrivo dell’islam.

Il Cairo (AsiaNews/Agenzie) – Il capo della Chiesa copta ortodossa d’Egfitto, Shenouda III è morto ieri all’età di 88 anni. Secondo i media ufficiali egli soffriva di insufficienza epatica e di tumore ai polmoni. A causa della sua malattia diverse volte egli aveva ricevuto cure all’estero. La scorsa settimana aveva cancellato l’appuntamento della sua catechesi al mercoledì. Non appena la notizia si è diffusa, migliaia di fedeli si sono recati alla cattedrale di san Marco a pregare per il defunto. Anche personalità musulmane hanno espresso il loro cordoglio. In un comunicato, Ali Gomaa, mufti d’Egitto, ha detto che la sua morte “è una grave calamità che colpisce l’intero Egitto e il suo nobile popolo, cristiani e musulmani”.  Il partito Libertà e giustizia dei Fratelli musulmani, attualmente al potere in parlamento, ha ricordato “il grande ruolo” di Shenouda III in Egitto.

“Baba Shenouda”, come era chiamato, ha guidato una delle più antiche Chiese orientali per 40 anni. Era nato il 3 agosto 1923 ad Asyut, nell’Alto Egitto e divenuto monaco nel 1954. Alla morte del patriarca Cirillo, nel 1971, egli è stato scelto come patriarca dei copti. Il nome Shenouda lo aveva scelto alla sua ordinazione episcopale nel 1961, da un santo del IV secolo.

Il patriarca ha guidato la Chiesa, la più numerosa del Medio oriente (circa il 6-10% della popolazione egiziana, di circa 80milioni di persone) in un periodo di grandi trasformazioni e di tensioni con il mondo islamico. Da una parte egli ha spinto all’approfondimento della fede con studi, catechesi, libri di cui egli stesso è autore, aprendosi al movimento ecumenico, ai rapporti con il papa di Roma e rinforzando i legami con i copti all’estero. Nei suoi anni sono cresciute le vocazioni monastiche in Egitto e sono aumentare le comunità copte negli Usa, in Australia, in Canada.

Nei rapporti con il potere egli ha avuto periodi di tensione. Si è scontrato con Anwar Sadat per le sue aperture verso Israele e per la sua accondiscendenza verso i musulmani radicali. Nell’81 Sadat lo ha messo agli arresti domiciliari nel monastero di Wadi Natrun, a nord del Cairo. Sadat venne ucciso alcuni mesi dopo, e il potere passò a Hosni Moubarak che nell’95 liberò il patriarca.

Nei confronti di Moubarak, Shenouda ha avuto atteggiamenti controversi, con profonde critiche per la sua inanità a fermare le violenze degli estremisti musulmani contro le comunità cristiane, ma anche difendendolo nel primo periodo del movimento di piazza Tahrir, che hanno portato alla sua caduta.

Questa sua posizione lo ha reso bersaglio di critiche da parte di molti giovani copti, che avrebbero voluto un suo maggiore impegno per la democrazia e per maggiori garanzie di libertà per i cristiani.

Ma Shenouda ha sempre giocato la carta della nazionalità egiziana, a cui partecipano cristiani e musulmani, e ha sempre tentato di ricucire ogni divisione, anche con l’esercito, sottolineano che i copti erano in Egitto da molto tempo prima che l’Islam arrivasse.

Fonte: Asia News.
Chiesa – Mai più cristianofobia

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