Egitto, e ora la contro-rivoluzione

di Valentina Colombo29-01-2013

Il 27 gennaio la coalizione dell’opposizione egiziana guidata da al-Baradei ha annunciato di rifiutare l’invito, lanciato dal presidente Morsi, al dialogo nazionale a seguito dei disordini di piazza e delle proteste nei confronti del governo guidato dai Fratelli musulmani, con queste parole: “Il dialogo al quale il presidente ci ha invitato ha a che fare con la forma non con la sostanza. Sosteniamo il dialogo solo nel momento in cui esiste un’agenda chiara che può condurre la nazione alla sicurezza”.

Parole chiare e decise, indice di qualcosa che sta cambiando. In primo luogo dimostrano che l’opposizione inizia a contrattaccare, inizia a organizzarsi e a non tacere. Dimostrano anche che i Fratelli musulmani non sono più così forti come due anni fa. Dimostrano che qualcuno, in questo caso l’opposizione, inizia ad aprire gli occhi.
Se analizziamo i dati elettorali dal 2011 a oggi non si può che costatare non solo una flessione del loro elettorato, ma anche un calo di afflusso alle urne degli egiziani. Ebbene in occasione del primo referendum costituzionale del marzo 2011, indetto per votare alcuni emendamenti alla costituzione preesistente, ha votato il 41% degli egiziani, con una vittoria schiacciante del sì corrispondente al 77% dei votanti ovvero a 14.192.577 di egiziani. Il sì in questo caso era appoggiato sia dai Fratelli musulmani e dai movimenti islamisti, sia dall’esercito e del Partito Nazional Democratico, cui afferiva Mubarak.

Alle legislative svoltesi tra il novembre e il gennaio 2012 il Partito della Libertà e della Giustizia, legato ai Fratelli musulmani, ha ottenuto il 37,5% ovvero 10.138.134 voti ai quali si sono aggiunti i 7.534.266 (27,8%) del partito salafita al-Nur, la cui somma ha garantito all’estremismo islamico la maggioranza in parlamento. Le elezioni parlamentari del maggio-giugno 2011 hanno assistito alla vittoria, oserei dire risicati, di Mohamed Morsi con 13.230.131 voti contro i 12.347.380 di Ahmed Shafiq.
La vittoria di Morsi, non va dimenticato, si è realizzata anche con il sostegno di elementi liberali che lo hanno votato pur di non schierarsi con un rappresentante del vecchio regime.

L’esperienza elettorale egiziana più recente è stata il referendum che ha visto gli egiziani esprimersi a favore o contro la nuova costituzione di stampo fortemente islamico. Il primo dato che è emerso è stato uno scarso afflusso alle urne poiché solo il 32,9% ha partecipato. Se è vero che si è ottenuta anche in questo caso una vittoria del sì, con il 63%, questo è avvenuto solo con l’assenso di soli 10.693.9111 egiziani su un totale di 83.688.164.
Se si dà per scontato che i salafiti hanno votato a favore della costituzione “islamica” è evidente che i Fratelli musulmani hanno perso consenso e lo sanno.

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