Egitto, il papa copto e il golpe – Vatican Insider

L’appello di Tawadros II: «Ora cercare il bene di tutti, senza escludere o emarginare nessuno»

Giorgio Bernardelli

Quando si insediò come nuovo papa dei copti una delle prime dichiarazioni fu che il suo compito era pastorale e che l’intervento nelle questioni politiche spettava ai laici. E anche in tutti questi mesi di relazioni tesissime tra i copti e gli islamisti il papa copto Tawadros II aveva sempre misurato le parole, evitando di coinvolgere direttamente la Chiesa nello scontro politico. Perché – allora – ieri sera la guida spirituale dei cristiani egiziani è apparso alla tv insieme al generale al-Sissi nel messaggio televisivo in cui veniva annunciata la destituzione del presidente Mohammed Morsi, esponente dei Fratelli musulmani?

Dentro questa domanda c’è tutta l’eccezionalità del momento che l’Egitto sta vivendo. Tawadros II ieri sera ha parlato dicendo cose molto impegnative a sostegno della road-map verso nuove elezioni annunciata dai generali: «Questa road map – ha spiegato – è stata scritta da persone onorevoli per superare l’empasse politico. È stata messa a punto tenendo conto di tutti i fattori che possono garantire un futuro pacifico all’Egitto. Ha di mira esclusivamente il bene del Paese, senza l’intenzione di escludere o emarginare nessuno».

Probabilmente nemmeno lo stesso Tawadros II avrebbe mai immaginato di trovarsi in questa situazione. Ma la constatazione di un Paese sempre più spaccato, con i copti spesso e volentieri indicati dalle reti televisive islamiste come i sobillatori dello Stato, lo ha portato a scegliere di prendere le parti dei milioni di egiziani scesi in piazza domenica scorsa al Cairo per chiedere di voltare pagina. Del resto non si può dimenticare l’indifferenza mostrata dagli islamisti di fronte alle proteste dei cristiani per la nuova costituzione voluta dai Fratelli Musulmani che accentua il carattere islamico dello Stato. E neppure l’escalation di violenze subite dai copti durante la presidenza Morsi: come si ricorderà persino la cattedrale di San Marco nel quartiere di Abbasya è divenuta in aprile teatro di un assalto da parte di un gruppo di estremisti islamici.

Nella scelta di Tawadros II – che è punto di riferimento anche per le altre confessioni cristiane dell’Egitto dopo la costituzione del Consiglio delle Chiese – ha giocato certamente anche l’appoggio dato alla destituzione di Morsi dal Grand imam di al-Azhar, Ahmed al-Tayyeb. È al centro spirituale sunnita del Cairo – infatti – che in questi mesi i cristiani hanno guardato come elemento di mediazione di fronte alla crescita dell’odio settario. E già in gennaio al-Azhar si era fatta promotrice di un’iniziativa di dialogo nazionale boicottata però proprio dai Fratelli Musulmani. Il ruolo attivo svolto in queste ore da al-Tayyeb e Tawadros II sembra dunque ispirato dalla volontà di portare il Paese oltre la contrapposizione tra laici e religiosi, che ha segnato il Paese nell’ultimo anno. E l’adesione al dialogo promosso dall’esercito anche di al Nour, il partito dei salafiti, è significativa in questo senso.

Se questo sono le motivazioni, resta però il fatto che con questo gesto la Chiesa copta si è esposta molto nel processo in atto. E questo aumenta anche i rischi. Già le manifestazioni di dicembre contro la contestata nuova costituzione voluta da Morsi erano state bollate dai siti islamisti come un complotto dei copti. È facile prevedere che ora i risentimenti aumenteranno ulteriormente. Già ieri sera c’è stato un attacco a una chiesa cattolica nella città di Minya. E il timore è che soprattutto nelle realtà più isolate (e meno controllate dall’esercito) nuove violenze contro i cristiani possano diventare il contraccolpo di quanto sta accadendo al Cairo in queste ore.

Fonte: Egitto, il papa copto e il golpe – Vatican Insider.

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