EGITTO/ Magdi Allam: per colpa dei Fratelli musulmani rischiamo una nuova guerra

lunedì 28 gennaio 2013
INT. Magdi Cristiano Allam

Un Paese ormai periodicamente soggetto a esplosioni di rabbia, di sommosse, di repressioni brutali dove si deve aggiornare sempre il tragico elenco delle vittime. A due anni dalla cosiddetta “primavera araba”, l’Egitto svela le sue drammatiche ferite, ma lo scenario non è diverso in tanti altri Paesi del Medio Oriente e il contesto che si apre è quello contrassegnato da previsioni fosche, anche quello di un nuovo possibile conflitto mediorientale, dove si vedono le responsabilità di molti, comprese quelle di un Occidente politicamente miope, incapace di guardare alla realtà di quei Paesi, spesso più attento a “interessi di bottega” che a creare una stabilità in quella difficile zona del mondo.

 

Ieri mattina una calma precaria e tesa regnava su Port Said. Al Cairo ci sono sempre scontri tra piazza Tahir e il Ponte dei Leoni. Si contano i morti di sabato: 42, di cui 31 a Port Said, secondo fonti mediche. Le forze armate egiziane hanno lanciato un appello alla calma “per preservare il bene del Paese”. Ma l’appello sembra insufficiente di fronte all’ondata di violenza che scuote l’Egitto. L’ultimo innesco di questa tragedia è rappresentato dalla sentenza di condanna a morte per 21 imputati nella strage del febbraio dell’anno scorso, quando nello stadio di Port Said, al termine della partita di calcio, i tifosi del Masri si sono scagliati contro gli ospiti dell’Ahly. Ma questo è stato solo un detonatore, perché in tutto l’Egitto ci sono scontri in queste giornate in varie città per il secondo anniversario della rivoluzione, che si è trasformato in una giornata di proteste contro il presidente egiziano Mohamed Morsi e i Fratelli musulmani.

La realtà appare deformata, se non manipolata, dai media occidentali e dalle dichiarazioni dei governi del Medio Oriente. In realtà, ci sono una serie di domande senza risposta, per il momento …

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