Egitto, militari spodestati dal neo-presidente Morsi

Con una raffica di decreti decisi almeno in apparenza a sorpresa, il presidente egiziano Mohamed Morsi, dei Fratelli Musulmani, ha spazzato via oggi le insegne del potere militare che da sessant’anni governava l’Egitto: rimossi il capo delle forze armate e ministro della Difesa Hussein Tantawi e il capo di stato maggiore Sami Anan, li ha sostituiti con i generali Abdel Fatah el Sisi e Sobhi Sidki. E ha nominato vicepresidente un magistrato, Mahmoud Mekki. Morsi ha così avviato un processo per rendere ‘civile’ il controllo delle maggiori istituzioni del paese, nominando un magistrato primo vero vicepresidente e abolendo un decreto militare che limitava il suo ruolo di capo di stato.

Mandare in pensione il ministro della difesa Hussein Tantawi che da vent’anni era a capo dell’esercito e che nell’ultimo anno e mezzo aveva preso il posto dell’ormai ex rais Mubarak (rimosso proprio dai militari l’11 febbraio 2011 sulla spinta della piazza) non significa che le forze armate non saranno più la spina dorsale del paese delle Piramidi. Dall’abolizione della monarchia di re Faruq e dalla rivoluzione degli ‘ufficiali liberi’ del 1952 che aprirono la strada ai regimi di Nasser, Sadat e Mubarak, militari ed esercito hanno continuato ad accumulare potere economico e potere gestionale di industrie e servizi, al punto che da qualche settimana circolavano voci di un possibile ‘golpe’ per mettere fine alla presidenza Morsi.

Fondate o meno che fossero queste speculazioni, è certo che i rapporti tra militari e Fratelli Musulmani, almeno quelli risultati vincitori prima alle elezioni parlamentari di novembre-gennaio e poi a quelle presidenziali di giugno, non erano mai stati idilliaci. La giunta militare che presiedeva il paese prima di Morsi, dopo un’iniziale periodo di consenso da parte dei rivoluzionari che avevano fatto cadere Mubarak nel timore di una possibile destabilizzazione politica, aveva progressivamente adottato metodi e sistemi di repressione sempre più simili al regime precedente, addirittura triplicando in poco più di un anno i processi davanti alla magistratura militare rispetto a quelli celebrati durante i trent’anni di gestione dell’ex rais.

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