Egitto: sfida o scaltrezza?

Rimosso il gen. Tantawi: cresce l’islamizzazione o la democrazia?

Un atto di sfida o uno scaltro accordo? La decisione del 12 agosto, presa dal presidente egiziano, Mohammed Morsi membro dei Fratelli musulmani, di rimuovere il capo del Consiglio supremo militare e ministro della Difesa, Hussein Tantawi, e il capo di stato maggiore Sami Anan, ossia i due uomini che hanno gestito la transizione egiziana dopo la caduta dell’ex rais Hosni Mubarak, va oltre ogni lettura politica e potrebbe essere considerata un vero e proprio golpe. Tantawi, l’eroe del 1956, quando l’Egitto si oppose all’occupazione militare del Canale di Suez da parte di Francia, Regno Unito e Israele, silurato con poche righe di comunicato: “Svilupperemo un nuovo moderno Stato – ha affermato il presidente Morsi –, la decisione che ho preso non aveva come obiettivo singole persone e non ho intenzione di imbarazzare le istituzioni. Non ho inviato messaggi negativi a nessuno, il mio obiettivo è fare l’interesse del popolo”. Difficile non pensare che il Feldmaresciallo abbia pagato colpe storiche, quelle di essere troppo amico degli Usa e soprattutto di Israele e quella non meno pesante di essere un pericoloso rivale, più dei salafiti. Con questa scelta il presidente islamista Morsi ha di fatto annullato la seconda “dichiarazione costituzionale” fatta dai militari lo scorso 17 giugno che limitava i poteri del presidente. E ha provveduto, inoltre, a fare altre sostituzioni ai vertici delle Forze Armate. Al posto di Tantawi, cui è stato proposto l’incarico di ‘consigliere del presidente’, sale come nuovo ministro della Difesa Abdel-Fattah el-Sissi. Ancora più significativo è il fatto che Morsi abbia provveduto a nominare anche un vice-presidente, quel Mahmoud Mekki, magistrato, che aveva guidato, nel 2005, le prime proteste contro le frodi elettorali di Mubarak.

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